PALERMO – Il sindaco Roberto Lagalla lancia un ultimatum alla Rap: il servizio di raccolta dei rifiuti funzioni come si deve o verrà presa sul serio l’ipotesi privatizzazione. Intervenuto in Consiglio comunale, il primo cittadino ha parlato a lungo della difficile situazione finanziaria della società di igiene ambientale (che non riesce a chiudere i bilanci e a presentare il nuovo piano industriale) e di un sistema di gestione della spazzatura che fa acqua da tutte le parti, al punto da far pensare, visti i risultati, che la privatizzazione non sia più un tabù. Insomma, o si cambia registro o c’è il rischio di un’Amia-bis, e stavolta, pare di capire, non ci sarà il salvagente di una nuova partecipata sorta, come la Rap, dalle ceneri di un fallimento.
Partendo dall’indagine sull’assenteismo a carico di un centinaio di dipendenti, Lagalla ha delineato un quadro a tinte fosche: “C’è una difficoltà che si è palesata e si palesa costantemente per l’equilibrio estremamente instabile dell’assetto operativo della Rap. Una società che ha un numero assolutamente esiguo e insufficiente di dirigenti, che non ha al momento un piano industriale, che ci è stato dato solo in bozza, e che ha una situazione economica che sta mostrando un potenziale disallineamento al 31 dicembre. Sarà importante salvaguardare e rafforzare il capitale sociale trasferendo definitivamente il patrimonio immobiliare di piazzetta Cairoli alla Rap e incidere sulla riqualificazione strategica del polo tecnologico di Bellolampo. La discarica dovrebbe essere un’opportunità ma sta diventando una complessità”.
Il sindaco ha snocciolato numeri sconfortanti: “Il servizio di raccolta costa alla collettività, e mi riferisco al Pef Tari, una cifra che può andare dai 105-108 milioni fino, in alcuni anni, ai 130 milioni, con una media di 110-112 milioni all’anno. Non è pensabile che ciò che nella maggior parte dei Paesi avanzati costituisce oggetto di arricchimento, attraverso il riuso del rifiuto e l’economia circolare, produca, a fronte di una spesa media di 110-112 milioni, solo 1,9 milioni di entrate per il ricircolo dei rifiuti utilizzabili, cioè appena l’1% di quello che noi spendiamo. Ditemi se può essere considerata competitiva un’azienda del genere, con 101 dipendenti che si sottraggono a ogni forma di controllo e dovere. Ho il massimo rispetto per la pubblica natura di un’attività ma ancora di più per la comunità che amministro. O la Rap ritiene definitivamente di diventare un’azienda oppure non possiamo rivivere tragedie, alla fine inutili se non sul piano dell’occupazione che va sempre salvaguardata, e dobbiamo ripensare profondamente la natura di questa e probabilmente di altre partecipate comunali”.
Lagalla ha usato parole molto chiare: “Non possiamo andare avanti così. Qui tutti tutelano qualcosa ma alla fine l’unica faccia esposta al ludibrio e alla vergogna è quella del sindaco. Io so assumermi le mie responsabilità ma non sono venuto a fare il pugile suonato. Il problema non è dare o meno soldi alla Rap ma servono garanzie sull’attività di questa partecipata”.
Soltanto alla fine del suo durissimo intervento l’ex rettore ha voluto tendere la mano alla società di piazzetta Cairoli, parlando di “attenuanti che vanno riconosciute, a partire dall’organico inferiore alle sue esigenze”. Secondo gli ultimi dati pubblicati sul sito dell’azienda, la forza lavoro è scesa dalle 2.365 unità del 2013 alle 1.618 unità del 2021. Mancano spazzini (appena 120 per circa 1.200 chilometri di strade) e netturbini (sono circa 1.100). Inoltre, come ricordato da Lagalla, “non possiamo dimenticare l’evasione fiscale della Tari che supera il 50%. E certamente c’è una carenza di dirigenti e di mezzi. Abbiamo investito 40 milioni di euro in mezzi e 60 in tecnologie” ma la Rap “deve puntare all’autofinanziamento”.
Va anche detto che, se da un lato l’ultima inchiesta sull’assenteismo ha assestato un altro, brutto colpo all’azienda anche sul piano mediatico e dell’immagine pubblica, di certo non aiuta l’inciviltà di chi non paga le tasse e non rispetta le regole. Si pensi allo scandalo degli ingombranti: lavatrici, materassi, frigoriferi, sedie e divani che invadono ogni angolo delle strade, perfino davanti a scuole, monumenti e ospedali, al ritmo insostenibile di diecimila al mese. “Da gennaio a oggi, giusto per dare un numero – ha confermato il presidente della Rap Giuseppe Todaro – abbiamo rimosso 93.341 pezzi di ingombranti abbandonati su strada. Al confine della città, i ‘pendolari del sacchetto’ (che si spostano dalla provincia per abbandonare i rifiuti nel capoluogo, nda) incidono sulla raccolta mediamente intorno al 10%, vale a dire circa 90 tonnellate sulle 800 complessive raccolte. Sono numeri allarmanti che, come costi, ricadono sulla Tari annuale dei cittadini palermitani. Sono circa 33mila le tonnellate di rifiuti in più che ritiriamo dalle strade cittadine, pari a 9 autocompattatori giornalieri, e che non sono assolutamente riconducibili ai conferimenti da parte dei palermitani”.
Non tutti, però, sono concordi con l’ipotesi della privatizzazione. Dal gruppo consiliare del M5s è arrivato un secco diniego: “Vogliono smantellare i servizi pubblici essenziali come i rifiuti e l’aeroporto. C’è un investimento importante di fondi Pnrr e Pon Metro di milioni di euro per rilanciare l’impiantistica pubblica a Bellolampo, il settore dei rifiuti urbani e la Rap. Non accettiamo che l’impiantistica di Bellolampo, finanziata con i fondi pubblici, venga poi consegnata a privati”.
“Privatizzare tutto – ha aggiunto il coordinatore regionale cinquestelle Nuccio di Paola – è la classica logica dei partiti di destra, per far gestire tutto ai privati. Lo impediremo”.