Palermo

Palermo, nasce l’osservatorio sulla Procura Europea

Un osservatorio sui dati della Procura europea per incrociare indagini, risultanze di inchieste condotte a livello comunitario per trovare strumenti capaci di contrastare la criminalità. E’ nato a Palermo (la città con il maggiore numero di indagini, sequestri e soggetti denunciati da parte dei delegati della procura Ue) su iniziativa di alcuni giuristi e avvocati impegnati nella pratica del diritto penale europeo. “L’osservatorio sulla Procura Europea vuole svolgere un’azione di divulgazione, approfondimento e conoscenza delle questioni Europee legale al “nuovo” diritto penale Europeo, mettendo a disposizione i materiali e affrontando i quesiti e i dubbi che questa nuova istituzione pone, cercando di proporre soluzioni interpretative partecipando al processo di integrazione europeo in ambito penale (non da spettatori ma da attenti osservatori) allo scopo di assolvere alla funzione di “sentinelle dei diritti” col fine di affermare il rispetto dei diritti e delle garanzie che devono caratterizzare il processo penale in uno percorso verso un modello di giustizia di stampo “federale””, spiegano i fondatori dello stesso. Il comitato scientifico è composto dai legali Gianluca Pipitone, Francesco Leone, Sonia Sommacal (vicepresidente Adu), Simona Fell, Floriana Barbata, Giovanni Minucci, Antonio Golino, Matteo De Meo e il professore Luca Pressacco, docente dell’Università di Trento e il professore Antonino Pulvirenti, presidente del Corso di laurea in Giurisprudenza della Lumsa – Palermo.

La prima produzione dell’osservatorio è un white paper che traccia una fotografia dell’esistente delimitandolo alle competenze della procura europea: frodi a danno di tutti i fondi europei e del PNRR; corruzione; riciclaggio di danaro; riciclaggio; frodi IVA transfrontaliere d’importo pari o superiore a 10 milioni di euro. A livello nazionale le indagini della procura Europea hanno riguardato 256 specifiche inchieste per un danno stimato al bilancio dell’Ue di 2 miliardi di euro. Sono 285 le indagini attive con un danno da 3,2 miliardi e il 23% di queste sono legate a frodi Iva che da sole rappresentano quasi l’85% dei danni stimati (2,7 miliardi di euro). In Italia i casi attivi si concentrano soprattutto nell’ambito della agricoltura e dello sviluppo rurale, programmi della politica di coesione, relativi al PNRR “Italia Domani”; relativi al programma Cosme sull’imprenditorialità e le PMI e relativi al programma quadro di ricerca e innovazione. “Come Giuristi e avvocati siamo consapevoli che la nuova normativa europea rappresenti una sfida senza precedenti rispetto alla quale occorra un’attenta formazione e informazione per prepararsi a un nuovo scenario processuale, totalmente inedito”, spiegano, “con la nascita di Eppo le indagini potranno essere transnazionali, coinvolgendo più ordinamenti: 22 lingue diverse e 22 codici penali di procedura penali diversi. Rispetto a questa sfida l’intera classe forense deve prepararsi con massima attenzione”.

L’avvento del Pnrr

Come afferma correttamente la Procuratrice Capo Eppo, Laura Kovesi, “l’attuazione dei vari Pnrr aumenta a dismisura il valore degli interessi finanziari UE da proteggere”. “Abbiamo scelto Palermo – spiega Francesco Leone – perché la Sicilia, e in generale il Sud Italia è destinatario della maggioranza dei fondi europei e pertanto è presumibile che le procure che hanno sede nel Meridione saranno quelle più attive. Con la scelta di Palermo, come sede da cui far partire le attività dell’Osservatorio, abbiamo voluto lanciare un segnale importante”.
Allargando il campo e confrontando anche dati (parziali) del 2021 a quelli del 2022, si ricava che le indagini condotte in Italia dai Procuratori Europei delegati incidono per circa il 20% rispetto alle indagini complessivamente eseguite in tutti gli Stati membri, con un danno economico “prodotto in Italia” per l’UE che oscilla tra i 3 e i 5 miliardi. Dall’altra parte, però, l’Italia è fanalino di coda nella spesa dei fondi UE: alla fine dello scorso dicembre, l’Italia ha, infatti, speso solo il 62% delle risorse fornite dai fondi strutturali europei delle programmazione 2014-2020, collocandosi al penultimo posto della classifica UE (peggio ha fatto solo la Spagna con il 57%). Se incrociamo questo ulteriore dato con quelli relativi alle indagini condotte da Eppo, potremmo così sintetizzare: in Italia, i soldi dell’Unione Europea si spendono poco e male.

Nuove norme per imprese e P.a.

Inoltre, se le imprese Italiane e le pubbliche amministrazioni non si adegueranno alla conformità legale dei propri processi (come l’adeguamento alla direttiva Whistleblowing), il rischio che tali misure di sostegno (nate per consentire lo sviluppo economico) espongano le imprese e le pubbliche amministrazioni ad indagini con sicure ricadute negative sul tessuto economico sono altamente probabili. Serve dunque una cultura “a tutti i livelli” di prevenzione del crimine in chiave anti-corruzione. “L’Osservatorio nasce, perciò, per osservare con attenzione come giuristi e avvocati, cercando di comprendere, attraverso un’interpretazione scientifica incrociata dei dati a disposizione”, continuano i promotori nel loro documento, “la reale portata delle indagini condotte (ad esempio evidenziando quali regioni risultano più interessati, quali reati più perseguiti, quali modalità più reiterate ecc.) anche attraverso l’analisi dei casi concreti per analizzare la reale dimensione del fenomeno delle frodi e la reale ricaduta sui diritti degli indagati e imputati”.

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