PALERMO – Dopo l’uscita di Italia viva dalla maggioranza e le conseguenti dimissioni degli assessori Toni Costumati e Leopoldo Piampiano, il sindaco Leoluca Orlando è rimasto con il cerino in mano. La guerra di logoramento con i renziani – che ha coinvolto anche le partecipate con l’addio del presidente della Rap Giuseppe Norata e il destino incerto del presidente dell’Amat Michele Cimino – lo costringerà ad affrontare il suo ultimo anno di mandato con un governo di minoranza, che avrà l’ardua impresa di risollevare una città in preda a mille emergenze, non necessariamente dovute alla pandemia.
Al momento Orlando può contare su appena dieci consiglieri su quaranta (Pd, Sinistra Comune e Avanti Insieme) e con questi numeri, ampiamente insufficienti, dovrà fare i conti con l’aumento della Tari e il nuovo Piano regolatore (che a questo punto probabilmente saranno bocciati), con i lavori al Ponte Corleone e al Ponte Oreto, con l’emergenza bare al Cimitero dei Rotoli e quella, perenne, dei rifiuti (“Un servizio e un’organizzazione inadeguati”, per bocca dello stesso primo cittadino, “con la raccolta differenziata ancora a livelli inaccettabili”), la sesta vasca di Bellolampo a breve di nuovo satura e la settima che probabilmente non vedrà la luce prima del 2022. Per non parlare dei conti in rosso, con un bilancio di previsione che gli uffici non riescono a chiudere, l’evasione fiscale ai massimi livelli e i “buchi” del Fondo rischi spese legali e del Fondo crediti di dubbia esigibilità.
Per uscire dalla crisi Italia viva aveva proposto una sorta di governo “Salva Palermo” sulla scorta del modello Draghi. Un’ipotesi che Orlando e i suoi fedelissimi hanno bollato come una mera provocazione (“Mai con la Lega”, è stata la risposta unanime) rispedendola al mittente.
“Se c’è qualcuno che ha tradito il programma e le aspettative dei cittadini – ha replicato in una nota Italia Viva Palermo – questo è innanzitutto il sindaco ed è sotto gli occhi tutti. La città è abbandonata e lo scaricabarile di Orlando è francamente patetico. Invece di fare autocritica e ammettere le proprie responsabilità di fronte alla gravità della situazione economica e sociale in cui versa la città, Orlando continua a usare patetici diversivi, scaricando la responsabilità dell’immobilismo sul Consiglio comunale e agitando lo spettro di Salvini e della Lega, fantasmi buoni solo per la sua propaganda”.
“Palermo – hanno aggiunto i rappresentanti di Iv – è isolata ed è allo sbando ed è questa la cruda realtà che il sindaco non racconta. Non ci sono soldi in cassa, il bilancio non si può chiudere, le partecipate sono al collasso, i cantieri sono fermi, nessuna opera di manutenzione appaltata da due anni, i cimiteri una vergogna nazionale, i ponti a rischio crollo. Per questo abbiamo chiesto una svolta radicale, un nuovo governo capace di affrontare e risolvere le tante emergenze della città. Una squadra dei competenti, dei migliori, sostenuta da tutte le forze politiche che ci stanno, proprio come il governo Draghi. Mai abbiamo proposto l’allargamento della maggioranza alla Lega come mistificando afferma pateticamente il sindaco”.
Ancora più duro il commento rilasciato all’agenzia Dire del deputato regionale di Iv Edy Tamajo: “Negli ultimi anni Palermo ha avuto senza dubbio una svolta culturale, ma per quanto riguarda i servizi siamo davanti alla peggiore Amministrazione nella storia della città. Sono pochissimi gli assessori che si salvano da questo disastro”. Secondo Tamajo “siamo davanti a un’Amministrazione che non è in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini”.
Per il centrodestra, a questo punto, l’unica opzione è il voto: “Riteniamo – hanno scritto in una nota congiunta Igor Gelarda e Alessandro Anello (Lega), Giulio Tantillo e Andrea Mineo (Forza Italia), Francesco Scarpinato e Mimmo Russo (Fdi), Claudio volante (Diventerà Bellissima), Elio Ficarra e il consigliere di Circoscrizione Andrea Aiello (Udc) – che l’esperienza Orlando possa definirsi ormai conclusa e che sia naufragato ogni progetto in cui avevano creduto inizialmente anche le forze politiche di centrosinistra che lo avevano sostenuto. Prendiamo atto del tardivo pentimento di Italia viva che ha causato ingente danno alla città e che si sarebbe potuto evitare con il voto di sfiducia già presentato in Aula. Prenda atto il sindaco che la città è in ginocchio, vive innumerevoli emergenze quali cimiteri, rifiuti, trasporti, infrastrutture, servizi essenziali inesistenti, scuole, e che in Aula non c’è più una maggioranza per continuare la sua esperienza”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il M5s, che avverte: “Opposizione costruttiva, ma pur sempre opposizione. Non siamo stati, né mai saremo, la stampella di nessuno. Ogni votazione è stata sempre improntata al senso di responsabilità e guardando al merito delle proposte, con la consapevolezza che ciascun provvedimento del Consiglio comunale ha dirette refluenze sulla vita dei cittadini, e così continuerà a essere. Ma chiediamo a Orlando di riflettere se sia davvero questo il bene per Palermo, se davvero le tante problematiche complesse da cui la città è schiacciata possano essere affrontate con una guida logora, con una squadra che non è più coesa e non ha più visione, con maggioranze create in modo estemporaneo in Aula”.