Palermo

Palermo, proposto nuovo aumento Irpef ed è subito campagna elettorale

PALERMO – L’aumento dell’aumento dell’Irpef. Soltanto un mese e mezzo fa il Consiglio comunale bocciava senza appello (con 17 contrari, 6 astenuti e appena 3 favorevoli) il raddoppio delle aliquote dell’imposta sul reddito. La Giunta Orlando però non si arrende e con un atto di indirizzo sottopone a Sala delle Lapidi una seconda delibera con aliquote addirittura più alte.

L’aumento dell’Irpef è il pilastro portante del Piano di riequilibrio

Il motivo è presto detto: l’aumento dell’Irpef è il pilastro portante del Piano di riequilibrio, senza il quale rischia di crollare l’intera impalcatura dell’accordo col Governo spalancando le porte al dissesto. Nella bozza di intesa, infatti, per ricevere il contributo statale di 180 milioni in vent’anni il Comune si è impegnato a coprire ogni anno almeno un quarto della cifra con risorse proprie.

Che si tratti di un atto cruciale si percepisce anche dal testo della delibera, adottata “dopo opportuna e attenta discussione, dalla quale è emersa l’esigenza di sottolineare l’estrema urgenza degli adempimenti connessi all’adozione del presente provvedimento, da sottoporre al competente Consiglio comunale, richiamando le competenze di tutti gli Uffici dirigenziali interessati, del Segretario generale, nonché le competenze del Commissario ad acta già da tempo nominato”.

Il sindaco Leoluca Orlando non ha una maggioranza

“Estrema urgenza” che però difficilmente troverà sponda in Aula, considerando che il sindaco Leoluca Orlando non ha una maggioranza: chi si assumerà la responsabilità di aumentare le tasse in piena campagna elettorale e a meno di un mese dal voto per le Amministrative, per di più in un Consiglio in cui molti cercano la riconferma? Tra l’altro, come si diceva, rispetto alla prima delibera le aliquote sono ancora più alte: quest’anno si passerebbe dallo 0,80% all’1,74% (anziché all’1,56%), l’anno prossimo all’1,92% (invece che all’1,72%). Questo ulteriore ritocco all’insù consentirà di “prevedere per tutte le annualità – si legge nel documento – una fascia di esenzione per i redditi sino a 10.000 euro annui”. Di conseguenza, l’incremento del gettito Irpef non cambierebbe: +49,4 milioni quest’anno (per un gettito complessivo di 101,1) e +60 l’anno prossimo (per un gettito complessivo di 111,6). Facendo due conti, chi ha un reddito di 15.000 euro finora ha pagato 120 euro di Irpef mentre con questa proposta ne pagherebbe 261 nel 2022 e 288 nel 2023. Chi ha un reddito di 25.000 euro finora ha pagato 200 euro, che salirebbero a 435 quest’anno e 480 l’anno prossimo. Chi, infine, ha un reddito di 35.000 euro, a fronte degli attuali 280 euro, dovrebbe pagarne 609 subito e 672 nel 2023.

Gli attacchi delle opposizioni

“La Giunta di Orlando – hanno attaccato il candidato sindaco di Azione e +Europa Fabrizio Ferrandelli e il suo vice Ugo Forello – e di chi oggi, in continuità, appoggia ed è candidato con Miceli (Catania, Sala e Giambrone), ha il coraggio, a meno di un mese dalle elezioni, di ripresentare la deliberazione sull’assurdo e inaccettabile aumento dell’addizionale Irpef. La finalità è evidente: sfuggire dalla responsabilità di avere portato Palermo al dissesto funzionale e di avere creato, negli ultimi cinque anni, un buco finanziario di oltre 300 milioni di euro per disallineamenti e perdite delle partecipate, accantonamento per il fondo rischi contenzioso e per i debiti fuori bilancio”.

“Si vogliono celare i risultati di una cattiva amministrazione – hanno aggiunto – sulle tasche dei cittadini palermitani che già pagano le tasse. Addirittura la proposta Orlando-Miceli prevederebbe un aumento rispetto a quella già bocciata, a maggioranza assoluta, a marzo dal Consiglio comunale, con l’applicazione di aliquote per i bienni 2022 e 2023 più che raddoppiate. È assurdo e inconcepibile, noi non lo permetteremo mai. A maggior ragione dopo che il ministero dell’Interno ha, nella sostanza, bocciato il Piano di riequilibrio perché i dati in esso inseriti (specie sulla riscossione) non sono corretti”.

Palermo – hanno concluso – ha bisogno di cambiare, di voltare pagina rispetto a questo modo di fare politica approssimativo e dilettantistico. È necessario avviare un’azione di profondo risanamento del sistema Palermo, per evitare che i soldi dei cittadini vengano sperperati e per garantire un livello dei servizi dignitoso”.

Nei giorni scorsi anche il candidato sindaco del centrodestra, Roberto Lagalla, si era detto contrario all’aumento delle tasse: “Una norma presente nel ‘decreto Aiuti’ – ha detto – consente ai sindaci dei capoluoghi con deficit alti la possibilità di aumentare l’Irpef locale per rafforzare il percorso di risanamento finanziario. Ebbene, ai cittadini palermitani dico: lavorerò per non aumentare di un centesimo le tasse. È mia intenzione non mettere le mani nelle tasche di nessuno. È una questione etica e morale, prima ancora che economica. Perché ritengo che sia un errore fatale fare pagare a tutti gli errori ‘contabili’ di qualcuno. Se la situazione economica del Comune non è delle migliori lo si deve esclusivamente a chi non ha gestito al meglio i denari pubblici. Un’inversione di rotta è obbligatoria”.

“A Palazzo delle Aquile – ha concluso – serve, innanzitutto, un’operazione verità. Una due diligence dei conti pubblici che faccia chiarezza sui tanti aspetti ancora oscuri. Poi, salvo che la situazione non imponga la dichiarazione di dissesto, una rimodulazione della spesa per finanziare ciò che realmente è utile per lo sviluppo della città e il sostegno ai più deboli. Facendo ricorso ad una maggiore equità fiscale e a una lotta senza quartiere contro l’evasione. Pertanto, avvierò una interlocuzione col ministero dell’Interno e in particolare con la direzione centrale per la finanza locale per una ridefinizione del piano di risanamento”.