Beni Culturali

Palermo, “Radici Ritrovate”, l’itinerario archeologico di Palazzo Reale

Da questo fine settimana la dotazione degli spazi espositivi di Palermo è più ricca.

Un’altra area del Palazzo Reale è stata infatti definitivamente resa accessibile ai visitatori (numerosi in questi giorni nel centro storico del capoluogo) con un insieme di reperti affiorati proprio dai sotterranei del complesso monumentale censito nel patrimonio dell’Unesco.

Si chiama Radici Ritrovate questo affascinante itinerario archeologico che percorre una traiettoria di almeno 2500 anni della storia della città chiamata ‘tutto porto’ dai Greci sicelioti.

A cominciare dalle sue possenti mura, finite di costruire dai fondatori Fenici nel VI secolo avanti Cristo, ossia la fase storica in cui Palermo, come altri centri punici in Sicilia, iniziava a essere strategica negli scontri proprio con le popolazioni di origine ellenica. 

Ma alla sezione di questa complessa struttura difensiva, sulla quale nel corso dei secoli si stratificarono i segni architettonici di diverse altre dominazioni, il percorso sotto il bastione eretto dai Normanni offre una sintesi della complessità storica e culturale di Palermo: oltre a tanti altri reperti punici, anche testimonianze islamiche e normanno-sveve.

Si può ammirare per esempio un’intero corredo funerario rinvenuta durante gli scavi del 1953 nell’area della necropoli punica ubicata a occidente dell’antico abitato; ma anche una sorprendente serie di reperti, come le monete di Caracalla e la ‘Pietra di paragone’ affiorati, sempre dalle fondamenta del Palazzo Reale dagli scavi condotti nel 1984 dell’archeologa siciliana Roa Camerata Scovazzo.

Il periodo della dominazione islamica è invece rappresentata da una mappa della Sicilia e di Palermo dell’XI secolo.

È la parte di un trattato cosmografico scritto da un autore ignoto nella prima metà dell’anno Mille, che la Fondazione Federico II, gestrice degli spazi museali del Palazzo ha acquistato dall’Università di Oxford. E non mancano oggetti d’origine medievale, in ceramica, anche questi a narrare la ultra secolare storia di Palermo come tra le città centrali del Mediterraneo.

Questo itinerario archeologico si aggiunge alle altre recenti aperture al pubblico di spazi espositivi nel bastione normanno di Palermo. Come quelle del Portone Monumentale, della Sala di Re Ruggero, dei Giardini Reali e ancora del corridoio medievale con l’accesso al cortile Maqueda e della Sala Duca di Montalto, riqualificata per accogliere mostre di livello internazionale.

“Grazie alla collaborazione con un team di archeologi e di musei, in particolare il Salinas, abbiamo voluto ancora una volta offrire al visitatore una visione di insieme del Palazzo Reale, proponendo un allestimento capace di abbracciare le complesse e divberse stratificazioni storico-culturali che costituiscono il tesoro culturale di Palermo – dice Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II.

Un aggiornato apparato didattico, da pannelli didattici a mappe tematiche, garantisce una fruizione immersiva di questo spazio museale. Percorso non facile quello della piena fruizione culturale di Palazzo Reale. E non ancora concluso.

“Oggi siamo su un altro pianeta rispetto a quando lo abbiamo avviato e questo si deve all’ampia collaborazione inter-istituzionale che ha impegnato la Fondazione Federico II per oltre un anno e che adesso ci consente di riconsegnare ai palermitani e ai turisti le mura puniche del Palazzo reale dopo almeno dieci anni – aggiunge il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché. L’opera di sistemazione di questo spazio era stata in effetti conclusa l’anno scorso, ma per via del Covid siamo stati costretti a rinviarne l’apertura al pubblico.

La speranza adesso è quella di completare senza interruzioni questo iter di valorizzazione”. Prossimi possibili step, il recupero e l’apertura delle carceri del Palazzo Reale. E, ben al di fuori del contesto della bellezza antica, la sistemazione della sua area antistante, ancora utilizzata come parcheggio.

                                                      Antonio Schembri