Palermo

Truffe, banda “spaccaossa”: in appello 28 condanne a Palermo, i nomi

La Corte di appello di Palermo, presieduta da Mario Fontana, ha emesso la sentenza su uno dei tanti processi celebrati sui cosiddetti “spaccaossa” a Palermo: 28 le persone condannate. La banda organizzava finti incidenti provocando fratture e mutilazioni vittime compiacenti per avere i soldi delle polizze assicurative.

L’elenco degli imputati con le rispettive pene

Ecco l’elenco degli imputati con le rispettive pene che in alcuni casi sono stati scontati rispetto alla condanna in primo grado

Carlo Alicata 4 anni, 10 mesi e 20 giorni, Gaetano Alicata 2 anni e 4 mesi, Salvatore Di Gregorio 2 anni e 2 mesi, Salvatore Arena 1 anno, Monia Camarda 3 anni e 2 mesi, Mario Modica 6 anni e 2 mesi, Gioacchino Campora 5 anni, 2 mesi e 20 giorni, l’avvocato Graziano D’Agostino 3 anni e 4 mesi sono cadute le accuse che fosse il capo della banda, le estorsioni e una serie di truffe, Francesco Faija detto “Berlusconi”, 14 anni, 8 mesi e 26 giorni, Salvatore Di Liberto 2 anni e 4 mesi, Isidoro Faija 10 mesi, il perito assicurativo Mario Fenech 2 anni e 4 mesi, Antonio Giglio 2 anni e 2 mesi, Gesue’ Giglio 16 anni e 2 mesi, Piero Orlando 2 anni e 6 mesi, Domenico Schillaci 3 anni, 10 mesi e 20 giorni, Francesco La Monica 7 anni, Giovanna Lentini 2 anni, 2 mesi e 20 giorni, Giuseppe Mazzanares 4 anni, 6 mesi e 20 giorni, Rita Mazzanares 8 anni, 7 mesi e 10 giorni, Giovanni Napoli 2 anni, 8 mesi e 20 giorni, Cristian Pasca 3 anni, 6 mesi e 20 giorni, Giuseppe Portanova 4 anni e 2 mesi, Alfredo Santoro 14 anni, 1 mese e 10 giorni, Antonino Santoro 4 anni, 1 mese e 10 giorni, Letizia Silvestri 2 anni e 2 mesi e Maria Silvestri 3 anni e 8 mesi, Massimiliano Vultaggio 3 anni. Assolti Filippo Anceschi, Vittorio Filippone, Alfonso Macaluso, Maria Mazzanares.

La ricostruzione

Il 9 gennaio 2017, un tunisino di 23 anni, Yakoub Hadri, sposato con un figlio, morì dopo uno strano incidente avvenuto nel quartiere Brancaccio di Palermo. Dalle perizie compiute sul sinistro gli inquirenti si resero però conto che i danni ai mezzi e le stesse lesioni riportate dalla vittima non erano compatibili con la dinamica inizialmente tracciata. È così che si scoprì che Hadri non era morto per l’impatto, ma perché invece non era sopravvissuto alle terribili ferite che gli erano state inflitte dagli “spaccaossa” allo scopo di mettere in scena l’incidente