Cronaca

Palermo, liquidatore di società del Comune pagava con soldi pubblici le spese personali

Con i soldi della società pubblica si sarebbe pagato il meccanico per la sua auto e per quella della moglie. E anche il fotografo per la prima comunione del figlio. Se ciò non bastasse anche per saldare le bollette di luce e telefono. Il totale da restituire è di 59.377,13 euro, corrispondente al profitto del reato di peculato.

E’ scattato, così, un sequestro preventivo d’urgenza per Pietro Orlando, a seguito delle indagini condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria – Gruppo Tutela Spesa Pubblica di Palermo, che hanno consentito di ipotizzare che l’indagato, Pietro Orlando, 54 anni, di Palermo, liquidatore della Energy Auditing srl da settembre 2020 a dicembre 2021, una società in house, controllata da altra società partecipata al 100% dal Comune di Palermo, avrebbe liquidato/utilizzato in proprio favore somme non dovute.

L’appropriazione indebita di rimborsi per le spese personali

Sulla base degli elementi acquisiti allo stato delle indagini, sarebbe emersa una gestione privatistica del ruolo ricoperto dal pubblico ufficiale, il quale si sarebbe appropriato indebitamente di rimborsi per le seguenti spese: manutenzione di autovetture intestate all’indagato ed alla propria moglie; acquisto di personal computer; servizio fotografico in occasione della cerimonia di prima comunione dei propri figli; pagamento di bollette per la fornitura di energia elettrica e per servizi telefonici in relazione a contratti intestati all’indagato e ai suoi familiari.

Inoltre l’indagato avrebbe effettuato prelevamenti in contanti e disposto bonifici bancari in proprio favore dal conto della società senza alcuna giustificazione.

Scatta il sequestro

In esecuzione del citato provvedimento cautelare, successivamente convalidato dal Gip del Tribunale di Palermo e confermato dal Tribunale del Riesame, sono state sottoposte a sequestro disponibilità finanziarie ed un immobile nella disponibilità dell’indagato fino alla concorrenza di euro 59.377,13, pari alla somma che nel tempo sarebbe stata indebitamente percepita dall’indagato che, ad oggi, non ricopre più funzioni di rilevanza pubblica.