Palermo

Palermo, Villa Turrisi: corsa contro il tempo e la burocrazia

PALERMO – Corsa contro il tempo per salvare i fondi del Pnrr destinati alla realizzazione di Villa Turrisi. Si tratta di due aree verdi comprese tra le vie Da Vinci, Casalini, Bonafede, piazza Russia, Mammana e Beato Angelico e le vie Da Vinci, Ruggeri, De Grossis, Di Blasi e Politi.

Per sbloccare l’estenuante iter burocratico (il primo studio di fattibilità risale al 2006) la Giunta guidata da Roberto Lagalla ha accolto con una delibera la proposta della rup Giuseppina Liuzzo di modificare il progetto per scongiurare nuovi contenziosi con l’associazione evangelica Aere, che ha costruito una chiesa tra le vie De Grossis e Di Blasi.

I fondi del Pnrr sono disponibili dal gennaio 2021 grazie al Decreto Rigenerazione urbana che per Villa Turrisi ha previsto 5,2 milioni. Bisogna fare in fretta perché le scadenze imposte dal Pnrr incombono, pena la perdita del finanziamento: aggiudicazione dei lavori entro il 30 giugno di quest’anno, pagamento di almeno il 30% dei Sal entro il 31/12/2024 e termine dei lavori entro il 31/03/2026.

Il 30 settembre è stata avviata la procedura di esproprio dei terreni privati, il 4 gennaio è stato pubblicato l’avviso per l’affidamento delle indagini specialistiche e i rilievi topografici e tematici e per il supporto alla progettazione (costo: 113 mila euro). Dopodiché occorrerà insediare entro marzo la conferenza di servizi per acquisire i pareri e per l’approvazione amministrativa e finanziaria del progetto, per poi mettere a bando l’appalto e aggiudicare i lavori entro giugno.

Oltre al poco tempo a disposizione, c’è da considerare la complessità dell’iter amministrativo. Intanto perché nell’area di intervento è presente un corso d’acqua interrato tutelato dai Beni culturali, il canale Passo di Rigano. E poi perché l’intervento di riqualificazione riguarda un’area molto vasta (38 mila metri quadrati) e piena di complicazioni tecnico-giuridiche. Stando al Piano regolatore vigente, l’area in cui dovrebbe sorgere Villa Turrisi ha destinazione V3 – Spazi pubblici a verde. Tuttavia, “a confine con l’area di intervento – scrive la rup Liuzzo – è ubicata un’area più piccola di circa 6 mila mq” con destinazione IC1 – Chiese e centri religiosi, nella quale sorge la chiesa di culto evangelico Parola della Grazia allestita nel 2001 dall’Aere. Il problema è che “la chiesa è stata posta in opera in modo che una porzione di essa (400 mq circa) deborda oltre il confine della zona IC1 occupando un sito adiacente (2.200 mq circa) che ricade all’interno della zona V3 ed è quindi interessato dall’intervento di realizzazione del giardino pubblico e dalla relativa procedura di esproprio”.

L’associazione “ha inoltre realizzato un manufatto edilizio (700 mq circa) come corpo accessorio della chiesa stessa. Si specifica che quanto descritto avveniva successivamente all’imposizione del vincolo V3”. Liuzzo lo ribadisce a chiare lettere: si tratta di “manufatti realizzati su area ricadente all’interno dell’area interessata dal progetto del giardino pubblico, la costruzione dei quali è avvenuta successivamente all’imposizione del vincolo di Prg senza che per i manufatti stessi fosse stato rilasciato alcun permesso di costruire”.

Esproprio più facile, dunque? Non proprio, perché dagli accertamenti amministrativi “è emerso che l’associazione Aere ha legittimamente presentato l’istanza di condono edilizio”, che al momento “risulta in attesa di istruttoria”. Lo spazio a destinazione V3 in cui si trovano la chiesa e il secondo edificio, infatti, “non è caratterizzato da vincolo di inedificabilità assoluta – prosegue Liuzzo – per cui l’Amministrazione è tenuta comunque a istruire la pratica di condono verificando tutti i parametri di legge in base ai quali rilasciare l’eventuale concessione in sanatoria”.

Insomma, si tratta di “un caso specifico di particolare complessità da collegarsi ad una decisamente articolata giurisprudenza in materia”. In questa situazione l’Amministrazione non ha neppure gli elementi per stimare le somme da risarcire eventualmente all’Aere, né “per l’effettivo valore economico dei manufatti, in caso di rilascio della concessione” di condono né “per il solo valore del terreno, in caso di diniego”. E non finisce qui perché, se la sanatoria andasse a termine, nel caso in cui il Comune decidesse di procedere comunque con l’esproprio e la demolizione dei due edifici, “sorgerebbe una criticità di natura strutturale che comporterebbe un impegno economico non indifferente”. Non sarebbe sufficiente, infatti, abbattere la porzione di chiesa che sconfina nell’area V3 perché la demolizione parziale “comprometterebbe la struttura dell’intera chiesa”, per cui il Comune dovrebbe letteralmente ricostruirla a proprie spese. Se invece l’Amministrazione decidesse di tirar dritto procedendo direttamente all’esproprio “ciò darebbe sicuramente corso a un contenzioso che opporrebbe l’Amministrazione alla comunità evangelica che, in forza della domanda di condono legittimamente presentata da oltre vent’anni, beneficia del sito per l’esercizio delle funzioni religiose”. Come se non bastasse, uno degli ingressi al parco è previsto esattamente nell’area della chiesa, attraverso una striscia di terreno che costituisce “il naturale percorso di congiungimento tra via De Grossis e il giardino pubblico”.

Si tratta dunque di un autentico guazzabuglio tecnico-giuridico. Soluzione? L’unica, secondo Liuzzo, è “espropriare” soltanto la striscia di terreno per l’ingresso al parco: “Tale opzione permetterebbe di avviare con immediatezza tutte le procedure collegate all’iter di realizzazione del giardino pubblico, evitando l’esposizione dell’Amministrazione sia al sostenimento di ingenti spese non necessarie alla realizzazione del giardino, sia a contenziosi che rischierebbero di paralizzare l’iter stesso”.