Intervista

Paola De Micheli (Pd): “Le contraddizioni della politica”

Per cambiare concretamente la vita delle donne non è possibile intervenire con singole iniziative sporadiche. Ne è convinta Paola De Micheli, ex ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti nel governo Conte II e già vicesegretario del Partito democratico.
L’arretratezza dell’Italia rispetto all’emancipazione femminile è una questione culturale che investe le norme, il linguaggio e la società intera, che continua a mantenere la sua organizzazione patriarcale – ha detto De Micheli al Quotidiano di Sicilia -. Questo allontana le donne dall’opportunità di partecipare alla vita e alle decisioni della società, di trovare e mantenere un’occupazione, di percepire stipendi dignitosi e uguali a quelli degli uomini, di avere le stesse prospettive di carriera del’’altro sesso”.

Il Codice deontologico, a cui la ministra per le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, sta lavorando servirebbe davvero a poco: “Si tratta di una misura parziale – continua -. Perché esistono anche donne non madri e perché, per garantire le pari opportunità a lavoro, serve intanto che la ministra Roccella applichi la legge, che già esiste, sulla parità salariale, che si occupi di garantire le stesse prospettive di carriera e che vigili sulla rappresentanza del gentil sesso all’interno dei consigli di amministrazione”.
Ma l’attuale ministra alla Famiglia e alla Natalità è una conservatrice, così come tutti gli altri maggiori esponenti del Governo, che siederebbero sulle loro poltrone “soprattutto per gli errori commessi dal Pd”.

Per Paola De Micheli i democratici devono assumersi la responsabilità di una rottura con il passato, per realizzare la parità di genere. “La discriminazione delle donne riguarda anche le istituzioni e il Partito democratico – ammette la deputata -. Anzi, proprio con il Partito democratico si assiste alla più grande contraddizione sul piano politico: è il partito che ha varato più leggi a favore delle donne e che, allo stesso tempo, non è stato in grado di sostenerle al suo interno. Penso a grandi figure come Anna Finocchiaro, Livia Turco e Roberta Pinotti che, pur essendo perfettamente in grado di guidare la sinistra e l’intero Paese, non sono mai state valorizzate”.

Si può davvero sperare nella trasformazione dell’organizzazione della nostra società?
“Solo con la sinistra – ci spiega l’esponente dem – che è antitetica al conservatorismo e che è sinonimo di trasformazione, si può passare a un modello non patriarcale che si interessi del diritto alla felicità dei cittadini. E la felicità non è soltanto lavoro, ma altresì tempo libero, piena soddisfazione economica, sociale, relazionale – precisa -. Questo può verificarsi a patto che la sinistra abbracci un nuovo proselitismo, che torni a occuparsi della realtà, dei problemi concreti e non di questioni lontane dai cittadini. Io corro alle primarie con questi obiettivi”.

All’annunciata esigenza di uscire “dall’inverno demografico”, Paola De Micheli risponde con lavoro e ius soli: “Se vogliamo incrementare il tasso di natalità, dobbiamo mettere uomini e donne nelle condizioni economiche e sociali di fare figli, assicurando un lavoro – conclude -. E dobbiamo anche occuparci di riconoscere i bambini che già ci sono, che nascono in Italia da genitori stranieri. Lo ius soli non è solo funzionale all’incremento demografico, ma è pure una garanzia al finanziamento dei servizi indispensabili ai cittadini, come la sanità, senza considerare la necessità del rispetto dei diritti personali e individuali”.