Paolo Mezzadri in mostra alla Galleria Federica Ghizzoni di Milano con “La fragilità non inquina”, si racconta in un dialogo intimo dove il filo conduttore della sua arte è rappresentato dal ferro.
Il ferro, un metallo asettico e ruvido, quello che toccava durante i lunghi anni trascorsi a lavorare nell’azienda di famiglia. Un ferro malleabile, tenero, forte e leggero, quello che lui ha modellato successivamente in veste di artista.
Il suo percorso di introspezione psicologica lo ha fatto attraverso questo metallo primordiale, apparentemente inflessibile e rigido ma, che una volta plasmato dalla sua arte, ha rilevato tutta la sua tenerezza e la sua anima. E’ cosi che Mezzadri è riuscito attraverso questo elemento a esprimere le sue più intime inquietudini e a rispondersi alle domande sull’esistenza e a indagare sull’ insita fragilità che appartiene all’essere umano.
La mostra non è altro che una metafora: “Più ci si nasconde dietro una forza, più si dimostra la propria fragilità”. Il titolo della mostra “La fragilità non inquina” rappresenta l’atto finale della sua evoluzione artistica e psicologica.
Ogni pezzo è Paolo, ogni pezzo parla di un suo viaggio intrapreso in passato. Una riflessione sul tempo, su di noi, sul nostro viaggio e sulla nostra fragilità, che diventa la nostra forza di stare in equilibrio, di rialzarci e aggiustarci dopo essere caduti.
“Il ferro per me profuma di nostalgia e quello arrugginito di storia.” ( Paolo Mezzadri).
Nicoletta Fontana