Editoriale

Papa Francesco come Giovanni XXIII

Ricordate l’imponente spedizione navale dell’Unione Sovietica verso l’isola di Cuba, nei Carabi, recante un’enorme quantità di missili che intendeva installare sulla stessa Isola puntandoli contro gli Stati Uniti?
In quel momento (era il 1962), l’allora presidente degli USA, John Fitzgerald Kennedy, prese una tremenda decisione: schierare la sua flotta navale sulla rotta di quella sovietica, comunicando al Presidente dell’URSS e del Soviet Supremo, Nikita Khrushchev, che mai sarebbe passata. Se avesse forzato il blocco, le navi americane l’avrebbero affondata.

Pochi ricordano che in quei tremendi momenti vi fu un intervento, ormai dagli storici definito fondamentale, cioè quello del grande Papa Giovanni XXIII. Infatti, l’ex patriarca di Bergamo, con la sua calma olimpica e con immenso senso di responsabilità, contattò sia Khrushchev che Kennedy e riuscì a far capire la ragione del secondo al primo. Cosicché l’armata navale russa fece retromarcia e fu scongiurata la terza guerra mondiale.

Perché vi richiamiamo questo importante fatto storico, che salvò l’umanità? Perché oggi abbiamo un altro grande Papa, Jorge Mario Bergoglio, che si è dato il nome del ‘poverello’ Francesco. Egli ha un senso della realtà grandissimo e capisce bene come vanno le cose e come si possono rabberciare quelle che non vanno.
Papa Francesco non è andato a Kiev perché ritiene inutile quella visita, però ha chiesto di andare Mosca per parlare sia con Putin che con Kirill, in modo che riesca a capire quali possano essere le condizioni tali da stendere la Pace.

Contemporaneamente, si dice, ma si hanno poche notizie in merito, che abbia inviato il suo nunzio apostolico a Washington a saggiare le intenzioni del presidente Joe Biden.
Da quanto precede, si deduce che Papa Francesco ha capito prima degli altri che Zelensky in questa vicenda non conta nulla, anzi è responsabile, in qualche modo, della scintilla che ha provocato ‘l’Operazione militare speciale’, così denominata, in quanto la Russia non ha dichiarato la guerra all’Ucraina.
Chi continua a pensare che l’urgente ed indispensabile Pace si possa ottenere continuando ad inviare armi, non ha il senso della realtà.

Nel nostro Paese, i due ex alleati del Governo Conte I, cioè Salvini e lo stesso ‘Giuseppi’, oggi si trovano sulla stessa linea contraria all’invio di armi da parte del nostro Paese all’esercito ucraino.
La pace non si fa con le armi e neanche con gli annunci, ma cercando di capire quali siano i termini dei contendenti (USA e Russia) e poi procedere per cercare un indispensabile punto di incontro che non abbia né un vinto né un vincitore.
Basta armi e basta odio della leadership americana contro la leadership russa perché ormai è quasi da tutti compreso che questa amara e catastrofica vicenda non nasce in Europa, ma parte da oltre Atlantico.
Esagerando, ma non troppo, si potrebbe dire che gli USA abbiano utilizzato la guerra russo-ucraina per indebolire l’economia dell’Unione Europea.

Intanto, per obiettività, bisogna prendere atto del sondaggio del più importante sociologo russo, Lev Gudkov, il quale ha rilevato ancora oggi l’81 per cento del consenso di quel popolo nei confronti di Putin ed aggiunge che l’89 per cento dei russi è gelosa dei propri valori e che non intende subordinare a quelli occidentali.

Sentiamo qualche idiota che ritiene quanto precede una sorta di giustificazione filorussa. Si tratta appunto di subordinazione perché in tutte le salse ed in tutti i modi abbiamo sempre affermato che la guerra non ha alcuna giustificazione e chi la promuove è condannabile senza attenuanti.
Tuttavia, l’informazione deve essere bilanciata e tenere conto di tutte le fonti per consentire a chi la riceve di formarsi un’opinione personale e non indotta da altri.

Francesco, dunque, può risolvere il problema e siamo convinti che alla fine sarà determinante. Ci auguriamo prestissimo, perché intanto a noi europei questa guerra comincia a costarci punti di Pil e, fra non molto, i cittadini avvertiranno i morsi di una recessione che ci auguriamo non arrivi mai.