“Superare il rischio del disfattismo e la paura del domani, ricordando che Cristo è il nostro futuro”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso della sua catechesi in piazza San Pietro durante l’udienza generale dedicata al suo recente viaggio in Ungheria.
“Le solide radici cristiane del popolo ungherese sono state però messe alla prova”, una fede che, in quel paese, ha affermato il Papa, “è stata provata al fuoco. Durante la persecuzione ateista del ‘900, infatti, i cristiani sono stati colpiti violentemente, con Vescovi, preti, religiosi e laici uccisi o privati della libertà. – ha detto il Papa – Ma mentre si tentava di tagliare l’albero della fede, le radici sono rimaste intatte: è restata salda una Chiesa nascosta, con tanto clero ordinato in segreto, che testimoniava il Vangelo lavorando nelle fabbriche, mentre le nonne evangelizzavano nel nascondimento”.
“In Ungheria quest’oppressione comunista era stata preceduta da quella nazista, – ha poi aggiunto il pontefice – con la tragica deportazione di tanta popolazione ebraica. Ma in quell’atroce genocidio tanti si distinsero per la resistenza e la capacità di proteggere le vittime, e questo fu possibile perché le radici del vivere insieme erano salde. Così i comuni legami di fede e di popolo hanno aiutato il ritorno della libertà”.