Domani Albino Luciani, il papa ‘breve’ rimasto sul soglio di Pietro per soli 33 giorni, sarà beato. La cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo I, di origini venete, sarà presieduta dal Papa in piazza San Pietro. Ci sarà anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella e tra i tanti veneti in piazza anche il presidente della Regione Luca Zaia.
Albino Luciani, veneto di Agordo, morì nel 1978 – dopo soli trentatré giorni di pontificato, per un infarto, nella sua stanza nel Palazzo Apostolica. Una morte così improvvisa da dare origine alla leggenda che fosse stato avvelenato. Non c’è alcun giallo attorno alla morte di papa Luciani, ha ribadito ieri il segretario di Stato Vaticano cardinale Pietro Parolin: “La sua – ha detto il porporato – è stata una morte naturale. Dispiace che questo noir continui anche ai giorni nostri“. La vice postulatrice della causa di beatificazione, Stefania Falasca, ha rintracciato i referti medici di quando Luciani era patriarca a Venezia, dimostrando che già allora era in cura da un cardiologo per scompensi cardiaci. “Qualcuno – ha poi osservato Falasca – domanda perché non è stata effettuata l’autopsia? Non c’era la legge allora, l’ha introdotta Giovanni Paolo II nel 1983. Inoltre, l’autopsia viene richiesta per sospetto e Fontana e Buzzonetti, nel referto della morte, scrivevano di non ritenerla necessaria. La visione del cadavere, la descrizione delle macchie che hanno permesso di ristabilire il momento del decesso, hanno portato i due professionisti a decretare quella di Luciani come morte improvvisa. E quando si scrive così in medicina legale è sempre morte naturale. È stato un infarto“.
Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani, in un suo editoriale ricorda che “l’8 febbraio 1970, nella sua prima omelia da patriarca di Venezia nella basilica di San Marco, Albino Luciani ripeté le parole che undici anni prima aveva detto ai fedeli di Vittorio Veneto appena divenuto loro vescovo: ‘Dio, certe cose grandi ama talvolta scriverle non sul bronzo o sul marmo, ma addirittura sulla polvere, affinché se la scrittura resta, non scompaginata o dispersa dal vento, risulti chiaro che il merito è tutto e solo di Dio. Sono io la polvere: l’ufficio di patriarca e la diocesi di Venezia sono le grandi cose unite alla polvere; se un po’ di bene verrà fuori da questa unione, è chiaro che sarà tutto merito della misericordia del Signore’. E in queste parole – dice l’editore del Papa – ‘io sono la polvere’, il grande segreto della vita cristiana che Albino Luciani ha testimoniato lungo tutta la sua esistenza”.