Chi dice donna dice tanto

Parità di genere, Tuccitto: “Obiettivo ancora lontano”

CATANIA – La parità di genere come obiettivo auspicabile ma ancora lontano è stato uno dei temi che il QdS ha affrontato incontrando Lucia Tuccitto, presidente Adgi (Associazione donne giuriste Italia) sezione di Catania.

L’art. 21 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Ue parla chiaro: “Non discriminare”. La strada per le pari opportunità, per le donne è però ancora tutta in salita. Qual è l’opinione dell’Associazione donne giuriste Italia (Adgi), come presidente della sezione Catania?
“La parità di genere soprattutto in ambito professionale e politico è ancora un obiettivo da raggiungere. Questo alimenta un divario che può essere ridotto attraverso sforzi normativi e culturali. Le donne hanno in media più difficoltà a trovare un lavoro, percepiscono salari più bassi e faticano, a parità di competenze, ad accedere a posizioni apicali. A prescindere dalla formazione e dalla carriera. Una situazione evidenziata, tra gli altri, dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil). L’Adgi lavora molto per incrementare l’empowerment femminile e per diffondere la cultura della parità di genere e delle pari opportunità, non solo delle professioniste, ma delle donne in generale”.

L’inasprimento delle pene non sembra incidere sul fenomeno. Si continua ad uccidere le donne. Come arrestare questa piaga sociale, posto che qualunque tipo di investimento “culturale”, seppur necessario, è a lungo termine?
“La lotta alla violenza di genere inizia da quella agli stereotipi. È evidente che tutte le istituzioni, la scuola, l’associazionismo, non ultimi i media, devono promuovere un cambiamento culturale che aiuti a combattere gli stereotipi. Serve l’introduzione della valutazione di impatto di genere preventiva su ogni legge o provvedimento delle istituzioni; la certezza della pena con un’azione sinergica e sociale di prevenzione; aumentare la raccolta di dati nazionali sulla violenza di genere, per valutare la risposta dei servizi pubblici e monitorare le tendenze nel tempo”.

Pensiamo al gap tra occupazione femminile e maschile: il tasso di occupazione femminile è del 51,1 per cento, inferiore di 18 punti percentuali rispetto a quello degli uomini. A ciò si aggiungano retribuzioni orarie più basse in media dell’11 per cento. I numeri parlano, cosa può dirci in merito?
“Le differenze di genere sono distribuite in modo disomogeneo sul territorio nazionale e concentrate principalmente nelle regioni del Sud Italia. L’art. 37 della Costituzione afferma il principio che la donna lavoratrice ha gli stessi diritti dell’uomo lavoratore. E tuttavia, ancora oggi, possiamo registrare dati sconfortanti. La legge n. 162/2021 prevede, a partire dal 1° gennaio 2022, la certificazione della Parità di genere, introducendo così un approccio premiale ad aziende e datori di lavoro. Le donne giuriste (Adgi) sono pronte a mettere a disposizione le proprie competenze per aiutare le aziende private a cogliere i vantaggi previsti se in possesso della certificazione di pari opportunità che sono: 1. Uno sgravio contributivo: sconto dell’1% sui contributi e fino a 50mila euro all’anno; 2. Un punteggio premiale per la concessione di aiuti di stato e/o finanziamenti pubblici in genere; 3. Nei bandi di gara, per l’acquisizione di servizi e forniture, un miglior posizionamento in graduatoria”.

Ed ancora come giudica l’approccio del Governo al tema “natalità”?
“Al Sud più di 7 donne su 10 non lavorano, pochissimi posti nei nidi e nel tempo pieno, causa ed effetto del non lavoro delle donne, assenza di servizi che ricadono anche sul destino dei figli. Alcuni studi mettono in relazione gli effetti recessivi alla disoccupazione delle donne. Se non si interviene su tutti questi fattori è difficile risolvere il problema, rischiamo di avere effetti pesanti sulla spesa pubblica senza favorire una inversione di rotta”.

Come Associazione, quali sono i progetti, gli eventi in cantiere per una sempre maggiore sensibilizzazione verso questi temi?
“Il Pnrr ha previsto due strumenti rilevanti per monitorare la parità di genere. Il cosiddetto ‘gender procurement’, ovvero l’introduzione di condizionalità, di clausole di genere per accedere alle gare pubbliche o di premialità addizionali per l’aggiudicazione delle gare, oltre al già citato sistema della certificazione della parità di genere. Entrambe le misure si rivolgono alle imprese. Tuttavia, noi riteniamo che vi sia la necessità di un organismo unitario che operi su tutto il territorio nazionale e che allarghi il proprio raggio di azione su tutte le misure di attuazione del Pnrr in termini di controllo, verifica e indirizzo”.