“Mi sono difeso da un’aggressione, in due si sono avvicinati e mi hanno colpito spaccandomi la mandibola, ho un referto per dimostrarlo”. È questa, in sintesi, la difesa del rapper Shiva, all’anagrafe Andrea Arrigoni, arrestato per tentato omicidio dell’11 luglio scorso in via Cusago a Settimo Milanese, davanti al gip di Milano Stefania Donadeo. A rimanere feriti, con più colpi di pisola, sono due giovani i quali sarebbero coinvolti in una faida e che il giorno della sparatoria hanno fatto il raid all’interno della casa discografica dell’artista milanese a quanto pare con l’obiettivo di aggredirlo.
Da quanto si apprende, Shiva – arrestato ieri dagli agenti della squadra mobile – ha risposto a tutte le domande, si è mostrato collaborativo e, soprattutto, ha insistito nello spiegare che la sua è stata una sorta di ‘legittima difesa‘ di chi si è sentito accerchiato nel cortile della sua casa discografica da due lottatori che hanno lasciato segni visibili sul volto, come dimostrerebbe la certificazione medica che insieme ad altri documenti la difesa del rapper, assistito dall’avvocato Daniele Barelli, consegnerà per chiedere che lasci il carcere.
L’atteggiamento del rapper e dello stesso legale, che sfugge alla dichiarazioni alla stampa, è quello di mantenere un profilo basso per evitare la pubblicità negativa, dopo un danno d’immagine già notevole per il giovane cantante. L’obiettivo non è il consenso mediatico, ma il tentativo che la procura possa indagare su quelli che Shiva chiama aggressori e non vittime.
Immagine d’archivio