Tra le pieghe dei nuovi modelli istituzionali ed economici, applicati alla gestione degli enti locali e degli enti pubblici in genere, non c’è soltanto la finanza creativa, c’è anche quello che potremmo definire “assistenzialismo creativo” o, per meglio dire, speculativo e politicizzato, legato alla costituzione di entità giuridiche di facile gestione e di altrettanto facile controllo.
Ciò a cui ci si riferisce è un tipo di intervento nel quale le assunzioni, non meno che le forniture di beni e servizi, possono avvenire con l’utilizzo di strumenti di natura privatistica, che per la loro configurazione giuridica si prestano meglio a condizionamenti di vario genere, anche per ciò che riguarda la conduzione degli affari correnti.
Insomma, oltre al tradizionale assistenzialismo, del largo uso del quale vengono tacciate soprattutto le realtà meridionali, vale a dire quell’assistenzialismo fatto di invalidità facili, di pensioni immeritate, di sussidi e di non dovuti redditi di cittadinanza, esistono forme diverse di supporto improduttivo meno palesi, ma altrettanto “efficaci”.
Si tratta di misure o di strumenti che talvolta, molto interessatamente, sfuggono all’attenzione dei più, anche perché la loro diffusione non attrae né incuriosisce certa stampa filosettentrionale, sempre pronta ad accorgersi della pagliuzza nell’occhio altrui, piuttosto che del palo conficcato nell’occhio proprio.
Simili forme di neo-assistenzialismo non nascondono chissà quali illegalità, non è questo il tema, in quanto il tutto si sviluppa attraverso la costituzione, perfettamente regolare, ma non sempre necessaria, né economicamente vantaggiosa, di società partecipate da enti pubblici, alle quali si applicano le “più comode” disposizioni previste per i soggetti privati… CONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI