Agricoltura

Pascoli, agrumi e seminativi trainano l’agricoltura siciliana

L’agricoltura rimane il settore cardine e tradizionale dell’economia siciliana, e sono tre i principali comparti che fanno da traino. Secondo i dati forniti dal settimo censimento generale dell’agricoltura, elaborato dall’Istat, sono i pascoli, gli agrumi e i seminativi le principali attività agricole svolte sull’Isola. I seminativi sono coltivati in oltre la metà delle aziende italiane, ossia più di 700 mila, anche se si registra una diminuzione del 12,9% rispetto al 2010, per una superficie di oltre 7 milioni di ettari (+2,7%) e una dimensione media di 10 ettari.

In Emilia-Romagna, Lombardia, Sicilia e Puglia è concentrato il 41,4% della superficie nazionale dedicata a queste colture. Tra i seminativi, i più diffusi sono i cereali per la produzione di granella, che occupa il (44% della superficie dedicata). In particolare, il frumento duro è coltivato in oltre 135 mila aziende per una superficie di oltre 1 milione di ettari, e rappresenta una delle produzioni più tradizionali e legata alla “dieta mediterranea” che tanto segna la cultura dell’intera nazione.

Le legnose agrarie in tutta Italia sono coltivate da circa 800 mila aziende; anche qui, la riduzione rispetto al 2010 è stata importante, con un calo del 32,8%, per una superficie pari a 2,1 milioni di ettari, scesa anche questa dell’8,2%, e una dimensione media di 2,7 ettari. Pur essendo diffuse in tutto il territorio nazionale sono per lo più concentrate nel Mezzogiorno, soprattutto in Puglia, Sicilia e Calabria che complessivamente detengono il 46% delle aziende e il 47% della superficie investita. La Puglia è la regione con il maggior numero di aziende coltivatrici (170 mila) e di superficie investita (491 mila ettari), seguita dalla Sicilia (111 mila aziende e 328 mila ettari).

Gli agrumi mostrano una netta concentrazione in Sicilia, dove la superficie dedicata rappresenta il 55% del totale nazionale (circa 61mila su 112mila ettari totali). I prati permanenti e i pascoli sono presenti in circa 285mila aziende (+3,8% rispetto al 2010) e occupano una superficie di 3,1 milioni di ettari (-8,7%). Per questo tipo di coltivazione la Sicilia è la regione con il maggior numero di aziende (43 mila) e la Sardegna quella con la maggiore superficie dedicata (698 mila ettari). Poiché prati permanenti e pascoli sono colture estensive, generalmente le aziende coltivatrici sono di media o grande dimensione, con una media nazionale di 11 ettari, con picchi in Sardegna, in cui si arriva a 28,2 ettari, e in Valle d’Aosta, con una media di 32,1 ettari.

Si tratta del settimo censimento dal dopoguerra, e i diversi rilevamenti permettono di costruire una serie storica che ispira ampie riflessioni: a ottobre 2020 risultano attive in Italia 1.133.023 aziende agricole; nell’arco dei 38 anni intercorsi dal 1982 – anno di riferimento del terzo censimento dell’agricoltura, i cui dati sono comparabili con quelli del 2020 – sono scomparse quasi due aziende agricole su tre.

Nel dettaglio, il numero indice della aziende agricole fa segnare una flessione del 63,8%. La riduzione è stata più accentuata negli ultimi vent’anni: il numero di aziende agricole si è infatti più che dimezzato rispetto al 2000, quando era pari a quasi 2,4 milioni.

Allo stesso tempo, è infatti importante notare come, nel confronto con il 1982, le flessioni della superficie agricola utilizzata (Sau) e della superficie agricola totale (Sat) siano state molto più contenute rispetto al numero di aziende (rispettivamente -20,8% e -26,4%). In 38 anni, come conseguenza della diminuzione più veloce del numero di aziende agricole rispetto alle superfici, la dimensione media delle aziende agricole è più che raddoppiata sia in termini di Sau (passata da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda) che di SAT (da 7,1 a 14,5 ettari medi per azienda).