Politica

Bartolo, il “medico dei migranti” da Lampedusa a Strasburgo

In quasi trent’anni ha curato oltre trecentomila naufraghi e, purtroppo, ispezionato anche migliaia di cadaveri diventando per tutti il “medico dei migranti”.

Ora Pietro Bartolo si prepara a trasformare la sua testimonianza nell’isola di Lampedusa in attività politica nel Parlamento di Strasburgo.

“Mi state sommergendo di affetto – ha scritto su Facebook Pietro Bartolo, il medico dei migranti di Lampedusa, eletto con il Pd nella circoscrizione Isole al Parlamento di Strasburgo – e sono davvero grato a tutti coloro che hanno deciso di impegnarsi a sostegno della mia candidatura permettendomi di raggiungere questi risultati. È merito di ciascuno di voi ed io mi impegnerò a portare la vostra voce in Europa. Adesso al lavoro e #senzapaura”.

Eletto con oltre 250 mila voti, raccolti nelle circoscrizioni Isole e Centro con le liste del Pd, Bartolo ha conquistato infatti il seggio nell’europarlamento con un voto più d’opinione che di apparato di partito.

E rappresenta anche una risposta concreta di chi vuol dire un no chiaro e forte alle politiche sui migranti del capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini, peraltro bocciate anche dall’Onu.

Un anno fa il medico aveva aveva declinato la proposta di candidarsi alle politiche con LeU scegliendo di rimanere a lavorare nel poliambulatorio di Lampedusa e di girare l’Italia per sensibilizzare soprattutto i giovani al tema dei migranti.

Bartolo è diventato personaggio simbolo dell’Italia che accoglie grazie al docu-film “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino e candidato all’Oscar come migliore documentario straniero.

La sua storia è raccontata inoltre nel libro “Lacrime di sale”.

Cresciuto in una famiglia di pescatori, si è duramente battuto per cambiare il proprio destino e quello della sua isola.

Poi, rispettando appieno la sua missione di medico, ha deciso di vivere in prima persona la grande emergenza umanitaria.

Alla sua storia si intrecciano quelle disperate dei migranti, sopravvissuti a viaggi terribili nel deserto, fra violenze e sopraffazioni inimmaginabili, che in mare hanno spesso visto morire i loro familiari e, nonostante ciò, non si arrendono, determinati a iniziare una nuova esistenza in Europa.

O che sull’isola degli sbarchi sono arrivati dentro orribili sacchi verdi, corpi inanimati, di chi fra le onde ha perso la propria vita, dei piccoli che non hanno nemmeno fatto in tempo a vedere la luce.