Il ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo, ha parlato anche di pensioni durante il suo intervento al Forum Teha di Cernobbio. Ha così confermato le indiscrezioni rispetto alla possibilità che possa esserci un allungamento dell’età pensionabile a 70 anni per i dipendenti pubblici. Il tutto al fine di risolvere alcuni dei problemi di reclutamento che caratterizzano la Pubblica amministrazione.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Nonostante i passi avanti fatti nel reclutamento di giovani, la Pubblica amministrazione ha difficoltà nel trovare profili specializzati nelle discipline Stem. Per questo motivo punta a trattenere i professionisti che già sono in servizio, proponendo un piano volontario di rinvio al pensionamento. Non vi sarà ovviamente alcun obbligo, ma una possibilità per coloro che preferiscono restare al lavoro anche dopo aver raggiunto il limite di età ordinamentale.
Viste le difficoltà nel reclutare giovani esperti nelle discipline Stem, il ministro della Funzione pubblica Paolo Zangrillo sta lavorando a un progetto che dovrebbe concretizzarsi con la prossima legge di Bilancio 2025. L’obiettivo è allungare i tempi delle pensione per i dipendenti pubblici fino a 70 anni, su base anticipata.
Come ricordato dal ministro Zangrillo, oggi i dipendenti del comparto Difesa e Sicurezza vanno in pensione a 60 anni, mentre tutti gli altri a 65 anni con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi. Diversamente, si va in pensione a 67 anni come tutti gli altri.
La paura principale è quello che la Pubblica Amministrazione subisca un “invecchiamento”. Ma la possibilità va analizzata in un contesto più ampio, dove il numero di assunzioni continua a crescere.
Ovviamente, non è necessario allarmarsi perché, come abbiamo precedentemente detto, quella della pensione a 70 anni sarà una decisione volontaria. Chi vorrà potrà continuare ad andare in pensione una volta raggiunti i requisiti attualmente previsti, mentre su base volontaria si potrebbe restare in servizio fino a 70 anni, con tutti i vantaggi del caso.
Una tale possibilità dovrebbe essere comunque concordata con l’Amministrazione di appartenenza. Zangrillo ha, infatti, spiegato che questa possibilità potrebbe vale per le Amministrazioni che considerano una leva gestionale importante la possibilità di trattenere al lavoro fino a 70 anni un numero di dipendenti in percentuale al turnover, il 10% secondo la proposta del ministro della PA.
Non è ancora chiaro se ci saranno incentivi per invogliare i lavoratori a ritardare l’accesso alla pensione a 70 anni di età. In ogni caso, ritardare l’accesso alla pensione è comunque conveniente. Innanzitutto perché solitamente con il collocamento in quiescenza c’è una riduzione del reddito percepito. Raramente, infatti, l’importo della pensione è lo stesso di quello dell’ultimo stipendio.
Continuando a lavorare, inoltre, viene incrementato il valore del montante contributivo, così come si può godere di un coefficiente di trasformazione maggiormente favorevole rispetto a quello applicato a 65 o 67 anni. Lavorare per più anni, quindi, assicura una pensione più alta, specialmente per coloro che proprio negli ultimi anni di lavoro hanno goduto di un incremento dello stipendio. Dal punto di vista economico, quindi, andare in pensione a 70 anni sarebbe assolutamente conveniente.