Il cannocchiale

Per l’ambiente non basta un Piano

“Gli eventi climatici estremi” sono ormai diventati continui e comuni, tanto che sarebbe meglio classificarli come “normali”. Sono normali gli uragani che devastano gli stati americani di fronte al golfo del Messico, le piogge torrenziali nel Bangladesh, così come i terremoti in Giappone.

Bisogna quindi prendere atto che sono un evento atteso anche le inondazioni che quasi tutti gli anni allagano la Romagna. Sarà anche per questo che il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha messo a punto già nel dicembre 2023 un bel documento intitolato Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc). Il Piano è facilmente reperibile sul sito del Ministero e sarebbe bene che fosse scaricato, e soprattutto letto, da tutti gli amministratori locali.

In oltre 100 pagine il Pnacc fornisce un quadro di indirizzo per ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici e sfruttare eventuali opportunità. Si potrebbe dire che il documento di per sé è ben fatto, nell’analisi delle problematiche si nota un approccio consulenziale e una buona impostazione. È prevista una struttura di governance, anche se magari è un po’ carente sulla parte relativa ai finanziamenti, a cui vengono dedicate 3 pagine, e alle misure e azioni, che occupano 11 pagine in tutto. Purtroppo, sembra il classico “armiamoci e partite”, con cui il Ministero assolve al proprio compito fornendo il “quadro di indirizzo” e poi tra sei anni, cioè nel 2029, dopo la fine di almeno una legislatura, quando presumibilmente non ci sarà più nessuno a cui chiedere conto di quanto fatto, prevede un successivo aggiornamento.

Ciò che manca al al Pnacc è il controllo, soprattutto in termini temporali, sui soggetti individuati come responsabili dell’implementazione. Come si vede dal caso romagnolo non basta fare analisi, piani e osservatori. Almeno alcune cose basiche vanno fatte per tempo, banalmente per evitare di spendere in ricostruzione più di quello che costa la prevenzione.