PALERMO – Un promemoria, o per meglio dire, un ammonimento da parte della Regione ai pescatori siciliani.
Il dipartimento regionale della Pesca mediterranea ha pubblicato un avviso, destinato ai percettori di aiuti connessi alle misure 1.33 e 5.68, legati alla crisi generata dalla pandemia da Covid-19 e alla guerra russo-ucraina. Leonardo Catagnano, dirigente del servizio 4, e Alberto Pulizzi, dirigente generale, hanno ricordato “alle imprese della pesca beneficiarie degli aiuti economici che i requisiti di ammissibilità previsti, rispettivamente, dal bando di attuazione della 1.33, e dal bando di attuazione della misura 5.68, dovranno essere mantenuti per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di erogazione del pagamento”.
L’eventuale perdita dei requisiti che hanno determinato la concessione del sostegno economico, come, ad esempio, la vendita dell’imbarcazione o il cambio di destinazione d’uso, causerà la restituzione dell’aiuto erogato, gravato degli interessi legali maturati.
Una precisione che non lascia spazio a dubbi, e che ricorda agli interessati che non si può fare ciò che si vuole quando si ha a che fare con finanziamenti pubblici, gestiti secondo linee guida precise.
La misura 1.33 si è rivolta alle imprese armatrici pesca singole o associate, iscritte in uno dei compartimenti marittimi siciliani, pensata per promuovere la competitività delle piccole e medie imprese del settore della pesca e dell’acquacoltura, per un totale di oltre 4 milioni di euro.
La seconda misura, invece, è stata finalizzata ad acquisire le domande di sostegno finanziario per l’arresto temporaneo dell’attività di pesca negli anni dell’epidemia da Covid 19 e a compensazione finanziaria per i costi aggiuntivi sostenuti a causa della perturbazione del mercato dovuta alla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, per un totale di poco più di 14 milioni di euro.
La Regione ha deciso di intervenire a favore del settore per una serie di ragioni. Se, infatti, nella prima fase del lockdown il sistema agroalimentare e ittico è stato relativamente meno colpito e penalizzato rispetto ad altri settori, nonostante le numerose chiusure, nelle settimane successive, a causa della “saturazione” delle dispense alimentari casalinghe e del sopraggiungere di una crisi di liquidità in alcune famiglie, specie nel Mezzogiorno, si sono rilevati dei cambiamenti nelle preferenze di acquisto dei consumatori italiani che hanno portato pian piano ad una riduzione delle vendite dei prodotti alimentari ittici.
Sul lungo periodo, lo stravolgimento degli ultimi anni ha comportato una forte diminuzione di grossisti e altri intermediari commerciali operanti nelle marinerie e nei mercati ittici di maggiori dimensioni, nonché un atteggiamento di chiusura della grande distribuzione verso i prodotti dei reparti “pescheria” a favore dei prodotti confezionati con più lunga shelf life, spesso importati dall’estero a prezzi super scontati.
Per continuare a sostenere il settore, il Governo regionale sta lavorando per la distribuzione di altri 116 milioni di euro, che vengono dal programma nazionale del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura.
I fondi sono per metà confinanziamento comunitario, il 35% statale e il 15% regionale. Tra le misure previste: un pacchetto integrato di azioni a favore dei giovani dai 18 ai 40 anni per avviare attività di impresa.
Ancora, ristori per le aziende colpite da eventi ambientali, climatici e di salute pubblica; la valorizzazione delle produzioni locali e investimenti nel sistema portuale peschereccio e nei servizi connessi.