“Da esattamente 100 giorni 18 persone sono illegalmente trattenute in Libia. Da 100 giorni il governo italiano non riesce a trovare una soluzione per risolvere questa gravissima crisi. Da 100 giorni le famiglie dei nostri pescatori di Mazara del Vallo vivono una notte senza fine. E’ davvero inaccettabile che il premier Conte e il ministro degli Esteri Di Maio non siano riusciti a far valere la voce dell’Italia a livello internazionale”. Così Matilde Siracusano, deputata siciliana di Forza Italia.
“E’ assurdo che l’Unione europea – a parte qualche timido commento – non abbia messo in campo il suo peso diplomatico per dialogare con le autorità libiche – aggiunge Matilde Siracusano -. Non ci sono giustificazioni che tengano. In questa partita perdono tutti.
Perdono a Palazzo Chigi, perdono clamorosamente a Bruxelles e Strasburgo. Forza Italia non si stancherà mai di chiedere giustizia e libertà per i nostri concittadini, e non si stancherà mai di manifestare solidarietà ai parenti dei sequestrati. Ci sia uno scatto d’orgoglio da parte della classe politica di questo Paese. Non è comprensibile accettare passivamente un’umiliazione di questo tipo”.
Sono passati 100 giorni esatti dal sequestro degli otto pescatori italiani di Mazara del Vallo al largo di Bengasi, in Libia, per mano delle forze fedeli al generale Khalifa Haftar. La vicenda, da tempo al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica, ha dinamiche e analogie in comune con quella, più recente, dei marittimi turchi sequestrati a bordo di un cargo battente bandieragiamaicana diretto a Misurata.
Sia i nostri pescatori che i marinai turchi sono in stato di fermo senza che siano stati formalizzati i capi d’imputazione. Secondo il portavoce dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), Ahmed al-Mismari, i pescherecci italiani e la nave cargo turca hanno violato una presunta “zona militare” dichiarata nel tratto di mare davanti a Bengasi.
Un’altra analogia tra i due sequestri è l’annuncio delle forze filo-Haftar del ritrovamento di droga a bordo delle imbarcazioni. Secondo al-Mismari, infatti, un’ispezione a bordo del cargo ha rivelato la presenza di un carico di stupefacenti. Notizia smentita dai media turchi, secondo i quali il cargo trasportava medicinali a Misurata, città alleata di Ankara.
Anche per gli italiani sono state mosse le stesse accuse. I media pro-Haftar avevano pubblicato dopo il sequestro dei pescherecci foto che mostravano una decina di pacchi gialli che sarebbero stati trovati all’interno di uno scafo. “Ci accusano che hanno trovato droga a bordo”, aveva detto il capitano Pietro Marrone durante una conversazione telefonica in diretta tv.
Sia i pescherecci italiani che la nave turca sono stati rimorchiati al porto di Ras al-Hilal. Non è chiaro se anche i marittimi turchi si trovino come i pescatori nel carcere-caserma di El Kuefia, a pochi chilometri da Bengasi.