“Dal qualche mese abbiamo ipotizzato che ci fosse un canale diverso e alternativo di partenza dalla Tunisia che si affiancava ai barchini in ferro che partono da Sfax i cosiddetti barchini della morte. In questo caso siamo riusciti, grazie al Roan della Guardia di Finanza, ad accertare nuovi scenari, dei viaggi in business class, viaggi sicuri che costano molto di più di cittadini tunisini a bordo di imbarcazioni di pesca, estremamente sicure e idonee per arrivare nel territorio siciliano”. Cosi il Procuratore facente funzioni di Agrigento Salvatore Vella a seguito dell’operazione della Guardia di Finanza – sezione navale di Lampedusa – che ha bloccato un peschereccio tunisino, ritenuto “nave madre”, che trainava verso le isole Pelagie, un’imbarcazione di ferro senza motore con a bordo migranti.
Cinque i membri dell’equipaggio, tutti tunisini, arrestati con l’accusa di aver consentito l’ingresso irregolare in Italia di 11 migranti.
La misura cautelare è scattata nei confronti di: Alahemar Mohsin, 51 anni; Ayed Mohamad, 46 anni; Rizki Mourad, 54 anni; Amen Ben-Mansour, 33 anni; Mokni Hedi, 67 anni.
“Abbiamo rintracciato la nave madre dopo la segnalazione dell’agenzia europea Frontex che ha intercettato il peschereccio mentre entrava in acque italiane rimorchiando una seconda imbarcazione in ferro senza motore con a bordo gli 11 migranti”, ha ricostruito in conferenza stampa il colonnello della Guardia di Finanza Alessandro Bucci, comandante reparto operativo aeronavale di Palermo.
“Sul peschereccio non abbiamo trovato traccia di pescato. A insospettirci è stato il fatto che gli 11 migranti fossero in perfette condizioni di salute, ben vestiti e perfettamente asciutti”.
Dunque un viaggio strutturato, non fatto con i pericolosissimi barchini, ma con navi “madre” che lasciano al largo o immediatamente sotto costa i migranti.
“Non c’è stata collaborazione da parte dei migranti che erano in viaggio. Ma questo non ci stupisce perché, in genere, i tunisini a bordo vengono trattati meglio rispetto ai subsahariani che, invece, di fatto poi sono più collaborativi con le forze di polizia italiane perché rischiano la vita e hanno una forma di gratitudine nei confronti dei nostri equipaggi in mare”, ha spiegato il procuratore facenti funzioni Vella.
“In questo caso, è venuta fuori una solidarietà stretta fra tunisini trasportati ed equipaggio. A fare parziali ammissioni di responsabilità è stato uno dei membri dell’equipaggio. Ci ha confermato che questo era un viaggio destinato a trasportare i migranti”.
Il gip ha convalidato il fermo e i tunisini sono stati condotti al carcere Petrusa di Agrigento.