PALERMO – Proteggere le acque, che siano marine, interne o sotterranee, è fondamentale per il mantenimento dell’ecosistema siciliano, e dei diversi habitat che si rincorrono su tutto il territorio e che rendono la regione ricca in termini di biodiversità. Una ricchezza che va salvaguardata il più possibile, anche e soprattutto di fronte a tutto ciò che sta avvenendo in termini di cambiamento climatico.
In questa ottica, la Regione ha voluto coinvolgere tutti gli stakeholder, cioè coloro che hanno un interesse economico o sociale, nell’aggiornamento del Piano di tutela delle acque. Gli interessati potranno quindi intervenire con osservazioni che verranno tenute in considerazione in fase di aggiornamento del Piano.
Il compito di occuparsi della revisione del Pta è demandato dalla legge all’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, che ha il compito di assicurare la difesa del suolo e la mitigazione del rischio idrogeologico, il risanamento delle acque, la manutenzione dei corpi idrici, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico e la tutela degli aspetti ambientali nell’ambito dell’ecosistema unitario del bacino del distretto idrografico della Sicilia.
Pertanto, in adempimento all’articolo 122 del decreto legislativo del 3 aprile 2006, numero 152, l’Autorità di bacino pubblica rende disponibili per eventuali osservazioni da parte del pubblico il “Calendario e il programma di lavoro per la presentazione del Pta incluso la dichiarazione delle misure consultive per il riesame e l’aggiornamento del precedente Pta della Sicilia 2008”. Con questo documento l’Autorità di bacino descrive il percorso di partecipazione che intende avviare per l’aggiornamento del Pta, con lo scopo di garantire la più ampia informazione e trasparenza sulle fasi di partecipazione, per ognuna delle quali vengono, quindi, descritti obiettivi generali, termini temporali, modalità di coinvolgimento degli attori nonché di elaborati di volta in volta oggetto di attenzione.
Il Pta va inserito anche nel contesto della direttiva 2000/60/Ce (direttiva quadro sulle acque – Dqa) che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque ed introduce un approccio innovativo nella legislazione europea in materia di acque, tanto dal punto di vista ambientale, quanto amministrativo-gestionale. In particolare, la direttiva prevede che il pubblico sia informato e coinvolto nella preparazione dei piani di gestione dei bacini idrografici, che individuano alcune misure volte a migliorare la qualità delle acque. La direttiva persegue obiettivi ambiziosi, ma necessari: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili.
Più nello specifico, la direttiva 2000/60/Ce si propone di ampliare la protezione delle acque, sia superficiali che sotterranee, gestire le risorse idriche sulla base di bacini idrografici indipendentemente dalle strutture amministrative, riconoscere a tutti i servizi idrici il giusto prezzo che tenga conto del loro costo economico reale e rendere partecipi i cittadini delle scelte adottate in materia.
La direttiva, quindi, stabilisce che i singoli stati membri affrontino la tutela delle acque a livello “distretto idrografico”, area di terra e di mare, costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere. Il “Distretto idrografico della Sicilia”, comprende i bacini della Sicilia, già bacini regionali, che consistono in 116 bacini idrografici, comprese le isole minori, ed interessa l’intero territorio regionale.