Oltre mille millimetri di pioggia in meno di 10 giorni. Una media compresa tra 600 e 700 mm in altri paesi della cintura metropolitana di Catania, a Trecastagni, Zafferana, Viagrande… Tra Giarre e Acireale, inoltre sono caduti quasi 500 millimetri di pioggia in 12 ore e quasi 200 in un’ora.
Un millimetro d’acqua corrisponde a un litro d’acqua per metro quadrato. Quindi nell’area di Giarre in un periodo limitato si sono accumulati mille litri di acqua per metro quadro, settecento negli altri paesi. Una quantità pazzesca. Ora visto e considerato il lungo periodo di siccità che ha caratterizzato soprattutto l’area ionica nel corso di tutto il 2024 una domanda sorge spontanea. Questa acqua può essere immagazzinata per essere utilizzata in periodi di siccità? E qualcuno delle autorità preposte ha pensato per tempo come accumulare le piogge? La risposta è no. L’acqua caduta in queste ultime settimane non può essere immagazzinata e finisce tutta in mare. E la prima risposta è di carattere igienico sanitario.
La pioggia che cade sull’asfalto, quella che abbiamo visto scorrere come fiumi in via Etnea o nel Giarrese, a Torre Archirafi, è inquinata e non può essere immagazzinata se non in cisterne private di alcune case antiche dove esistono ancora questi contenitori collegati con i pluviali. Comunque anche se si fosse deciso di immagazzinarla per utilizzarla per usi irrigui o per emergenza antincendio dobbiamo sapere che allo stato non esiste nessuna opera pubblica per l’accumulo.
A confermarlo è il presidente di Acoset spa, Giovanni Rapisarda. Il responsabile del consiglio di amministrazione dell’azienda idrica che serve buona parte dei comuni pedemontani dell’hinterland catanese spiega che l’acqua caduta in questo primo scorcio di novembre “è stata inutile”- dice laconicamente – e non servirà affatto ad alimentare le falde acquifere che sono già pesantemente sotto il livello di soglia. Insomma, Rapisarda conferma che questa pioggia è finita tutta in mare.
Certo la sua schiettezza nell’esporre questo concetto conferma una quasi totale assenza di studio e programmazione dovuti soprattutto alla problematica dell’affidamento del servizio idrico al solo gestore unico della rete irrigua di tutta la provincia – la Sia -, che ancora oggi non entrata in funzione per non meglio esposte vicende burocratiche e conflitti interni. Ed è proprio questo impasse a impedire alle attuali aziende idriche di poter programmare qualsiasi tipo di intervento per incrementare le risorse in un periodo di crisi idrica che sembra destinato ad aggravarsi anno dopo anno. A confermarlo sono anche gli studi degli esperti scientifici che certificano come proprio l’alternarsi dei periodi di siccità a quelli di piogge improvvise, violente e catastrofiche conferma che in Sicilia e in parte del Mediterraneo si stanno già registrando le prime avvisaglie di un preoccupante cambiamento climatico.
“Vede – spiega Rapisarda – la prima cosa che i cittadini devono sapere è che questa immensa quantità di acqua piovuta in pochi giorni sulla nostra provincia non avrà alcun risultato perché, anche se fossimo stati in grado di accumularla, per norme sanitarie non potrà mai essere considerata potabile perché contiene una enorme quantità di sostanze nocive. Esiste un progetto a Belpasso per la realizzazione di tre grandi vasche per la raccolta di acqua piovana, ma queste acque possono essere utilizzate solo per il verde o l’antincendio”.
“Potrebbero forse potabilizzarsi dopo, ma in questo caso bisognerebbe prevedere un sistema di potabilizzazione che però renderebbe non più conveniente questa acqua perché costerebbe troppo. Noi dobbiamo invece sperare che torni a piovere lentamente e per più giorni consecutivi, tanto da permettere che questa pioggia filtri attraverso la roccia raggiungendo le nostre falde. E dobbiamo augurarci che piova nella zona di Bronte, perché finora in questo novembre la zona colpita dalle piogge è stata quella tra Acireale e Giarre, lontana dalle nostre fonti. Tanto è vero che nella nostra sorgente principale, quella di Maniace che si trova in territorio di Bronte non è cambiato nulla rispetto a qualche mese fa perché in questa zona è piovuto molto poco. Se avesse fatto in territorio di Bronte l’acqua che ha fatto a Giarre e nella cintura di nord est della città Il discorso sarebbe stato differente. Attualmente infatti la nostra sorgente di Maniace oggi fornisce all’Acoset 9 litri d’acqua secondo rispetto ai 150 di qualche anno fa”.
Ma se dovesse continuare a non piovere lentamente nei prossimi mesi e si accumulerà poca neve sull’Etna quali sono i progetti per risolvere questa situazione? Rapisarda davanti a questa domanda allarga le braccia: “Allo stato attuale non siamo nelle condizioni di poter programmare nessun intervento e la situazione l’estate prossima potrebbe essere durissima. Non abbiamo la possibilità di preventivare un solo intervento perché con l’avvio della gestione unica non possiamo decidere investimenti, ma allo stesso tempo dobbiamo dare conto a tutti i nostri azionisti e ai tutti i cittadini. Insomma – sbotta – non abbiamo gli strumenti normativi per decidere alcunché e non sappiamo neanche cosa stia succedendo alla Sie. L’ultima assemblea è stata convocata a luglio. Ma allo stato è tutto fermo”.
Interviene sul delicato argomento della Sie il commissario nazionale per la depurazione e il riuso delle acque reflue, Fabio Fatuzzo, che al momento è ancora presidente della Sidra acque. Fatuzzo spiega che bisogna intervenire subito per sbloccare questo stato di stallo. “Proprio sul nodo della Sie mi incontrerò presto col sindaco di Catania Enrico Trantino per capire realmente quanti mesi passeranno ancora prima che la nuova società si insedi. Se come sembra ci vorranno ancora alcuni anni perché diventi operativa allora bisognerà concedere alle attuali società idriche del comprensorio la possibilità di fare interventi ad hoc. Non possiamo permetterci che la prossima estate sia ancora più disastrosa di quella appena trascorsa”.
Sul nodo relativo al mancato accumulo delle acque piovane Fatuzzo condivide quanto espresso dal presidente Acoset, e aggiunge: “Io ho una mia personale idea, avvalorata da dati scientifici. Le acque piovane che oggi scorrono lungo le nostre strade sono inquinate da polveri sottili, idrocarburi e altri veleni. Ma se ogni paese si dotasse di vasche di laminazione, col passare del tempo queste acque si depurerebbero autonomamente. Per accelerare questo processo a si potrebbero studiare più vasche di laminazione comunicanti in cui lo strato superficiale dell’acqua della vasca principale si sverserebbe nella seconda vasca, attivando il processo di depurazione. Un po’ come avviene con le vasche imhoff per la depurazione delle acque nere. In questo modo si potrebbero avere immensi giacimenti di acqua da utilizzare all’occorrenza. A fine mese sarò a Palermo per parlare anche di queste idee col governatore Renato Schifani, per studiare strategie comuni per il superamento dell’emergenza idrica”.