CATANIA – Il sesto rapporto Cna “Comune che vai, fisco che trovi 2019” sulla tassazione complessiva che grava su artigiani e piccole imprese italiane, rivela che l’ossatura produttiva nazionale continua ad essere soggetta a una pressione fiscale molto elevata. Il Rapporto evidenzia però una diminuzione della pressione fiscale sulle Pmi, che torna a scendere sotto il 60%, per la precisione al 59,7% contro il 61,2% del 2018 e tornando quasi ai livelli del 2011, quando era al 59%.
Lo studio, giunto quest’anno alla sesta edizione, analizza il peso del fisco sul reddito delle piccole imprese in 141 comuni italiani, tra i quali tutti i capoluoghi di provincia, calcolando il Total tax rate (Ttr) e il Tax free day (Tfd), cioè il giorno in cui le imprese terminano di pagare le tasse.
Diversa la realtà lungo la Penisola. In Sicilia, il valore medio regionale del total tax rate è del 60,5%, con nessuna variazione rispetto al 2011. Considerando i 20 capoluoghi di regione, il Comune più virtuoso risulta Trento con un Total Tax Rate del 54,1% ed un Tax Free Day al 16 luglio. Nella città del Trentino Alto Adige, nell’ottennio analizzato, l’impresa ha registrato una riduzione di imposte e contributi pari a circa 100 euro.
Al secondo posto, con un Total Tax Rate del 54,9% ed un Tax Free Day al 18 luglio, si trova Trieste grazie anche ad una importante riduzione di imposte dovute in questi ultimi 8 anni pari a quasi 900 euro. Il Comune di Aosta si posiziona al terzo posto della classifica nonostante l’impresa sottostante alle analisi dell’Osservatorio CNA negli ultimi otto anni abbia visto aumentare i tributi dovuti di più di 200 euro annui.
Negli ultimi posti della classifica dei capoluoghi di regione troviamo tre grandi metropoli: Napoli, Roma e Bologna. Si tratta di comuni nei quali la combinazione di alti tributi locali associati ad alti valori catastali degli immobili, hanno generato un Total Tax Rate superiore al 66% ed un Tax Free Day che va oltre il 30 agosto.
I capoluoghi di provincia siciliani registrano una riduzione dell’aliquota fiscale che va dal -2,0% di Palermo all’1,9% di Enna, lo 0,7% di Trapani. Solo Catania e Messina registrano un aumento. Nel primo caso parliamo del 4,2%, nel secondo caso del 2,8.
Diminuisce l’aliquota fiscale anche a Siracusa (-1,1%), Agrigento (-1,8), Caltanissetta (-0,3) e Ragusa (-0,1).
Dall’altra parte della classifica troviamo Reggio Calabria che rimane il capoluogo che maggiormente tartassa le piccole imprese con un Ttr del 69,8% nonostante una riduzione del 3,6% sul 2018.
Penultima e terzultima sono Bologna (68,7% e -3,5%) e Roma (67% e -2,5%). A completare la decina di coda nel trattamento delle piccole imprese sono Napoli (66,7% e -1,5% ), Firenze (66,5% e -3%), Bari(65,8% e -2,7%), Grosseto (65,3% e -2,9%), Salerno (65% e -2,3% ) e Foggia (64,7% e -2,1%).
Lo studio rivela che nel 2019 il Ttr per le piccole imprese italiane è calato dell’1,5% in un anno, del 4,2% rispetto al 2014 e del 4,8% del 2012, tornando vicino al livello del 2011: il calo spinge indietro di qualche giorno anche il festeggiamento della liberazione fiscale, in media passato dal 10 al 5 agosto, ancora lontano dal 2 agosto del 2011 ma molto prima rispetto al 22 agosto del 2012.
Il dato è comunque superiore rispetto alla media della pressione fiscale italiana che nel 2018 era al 42,1% contro il 61,2 sulle piccole imprese.