CATANIA – Tra difficoltà e opportunità, la gestione dei fondi Pnrr per Catania rappresenta una chance unica di risorse per la riqualificazione del territorio, ma anche ostacoli per la macchina comunale. Questo il tema del convegno organizzato dal presidente del Centro di documentazione ricerca e studi sulla cultura dei rischi, Antonio Pogliese, che ha invitato al confronto professionisti e istituzioni nell’aula magna del palazzo centrale dell’Università di Catania. A dare il benvenuto, la prorettrice Francesca Longo seguita dai saluti dei professionisti del territorio: la consigliera dell’Ordine degli ingegneri Giorgia Ferlazzo; il presidente dell’Ordine dottori commercialisti Salvatore Virgillito; il presidente dell’Oappc Carlo Greco; il vice presidente di Confindustria Catania Salvatore Gangi; il presidente Ance Catania Rosario Fresta e il presidente della commissione Urbanistica del Consiglio comunale, Erio Buceti.
In collegamento anche il ministro della protezione civile Nello Musumeci: “Questo è un prestito che pagheranno i nostri figli e i nostri nipoti. Dopo la depressione economica della pandemia, il Pnrr non ha visto la partecipazione all’elaborazione del piano di Regioni e Comuni che vengono chiamati in causa solo dopo e infatti ha mostrato nel tempo tutti i propri limiti. In ogni caso il Governo attuale non è in ritardo rispetto alla media Ue, questo però è il primo tempo del piano, il secondo è la messa a terra delle risorse. I Comuni in questo hanno un ruolo fondamentale, insieme a enti e associazioni di categoria. Il 90% delle risorse è stato destinato ai Comuni e le liquidazioni ora sono al 30%. Però voglio dire una cosa: manca forse un progetto di città. Sappiamo che negli anni ‘60 Catania era una città industriale, la Milano del sud, e ora vogliamo una città commerciale, o dei servizi, o della cultura, o ancora industriale?” domanda il ministro, esortando a delineare la vocazione della città e spiegando cosa esiste già sul piatto.
“Con il Pnrr abbiamo più 78 milioni di euro per la mobilità e più di 800 milioni per la messa sicurezza del territorio destinati alle Regioni – prosegue Musumeci -. Di questi, la Sicilia ne ha 35 milioni per interventi che sono già in essere, ma da rendicontare, e 61 milioni sono per la messa in sicurezza del territorio. Abbiamo il dovere di pensare ai grandi temi, non ultimo l’efficientamento statico del costruito pubblico e privato a Catania. Siamo stati gli ultimi ad applicare le norme antisismiche. Dobbiamo abbandonare la rassegnazione e iscriverci al partito del futuro”.
Il saluto istituzionale arriva anche dal sindaco di Catania, Enrico Trantino: “Il Pnrr oggi non può solo essere un intervento di resilienza, bisogna crescere come città. è vero che non abbiamo la dotazione organica per spendere così tanti soldi, ma in ogni caso dobbiamo spostare il cuore oltre l’ostacolo. Condivido i tagli del governo sul Pnrr perché non riusciamo a concretizzare quelle somme. Abbiamo una meravigliosa opportunità e tutti quanti dobbiamo fare la nostra parte”.
Il cuore dell’iniziativa ha visto protagonista Sonia Caffù, direttrice generale del Mef con delega Pnrr, che ha fatto il punto sullo stato dell’arte: i 58 Comuni della città metropolitana di Catania responsabili dell’attuazione delle misure in qualità di soggetti attuatori hanno attualmente registrato su Regis – sistema di banca dati – 993 progettualità per un valore di 1,03 miliardi di euro”.
La direttrice si rivolge a istituzioni e professionisti: “Le risorse sono già sui territori e hanno iniziato a muoversi. Ci sono, però, obblighi di monitoraggio e rendicontazione molto rigidi e complessi. Gli enti non mandano i dati del lavoro che svolgono e il flusso, così, non viene alimentato. Io vi vedo al lavoro, anche di sabato e domenica, ma non inserite i dati del lavoro che fate. Ci vuole molta attenzione nelle compilazioni e rendicontazioni dei progetti perché la politica prende scelte su quei dati che inserite e anche le verifiche sono molto più rigide di quelle già previste per legge: la rincorsa agli errori fa perdere tempo e poi è impossibile tornare indietro se non si rispettano le scadenze” spiega ancora Caffù che delinea i contesti di maggiore intervento del piano nazionale in cui sono coinvolti principalmente il ministero degli Interni e il ministero dell’Istruzione: scuole, asili nido, rigenerazione urbana.
“Io mi sono spesa in prima linea per difendere i progetti di 20 Comuni – conclude – perché per la prima volta c’è una possibilità per migliorare le città anche se è un vero peccato che i tagli fatti abbiano messo fuori gioco i piani urbani integrati. Dovete avere una visione di lungo periodo sui progetti che sottoscrivete e non pensare solo a risultati immediati che magari portano a una rielezione elettorale”.
Di rimando, però, alcuni relatori si esprimono su alcune inefficienze del piano: è il caso di Biagio Bisignani, direttore di Urbamet – Comune di Catania: “Nella programmazione dei fondi del Pnrr si è pensato come se le città fossero tutte uguali. Vorrei dare dei numeri: per il Pui ho solo due esperti unici per 13 progetti di grosse somme. Sono 74 milioni di euro del Pnrr con due responsabili del procedimento: impossibile. Bisogna pensare a forme alternative che non siano il Pnrr: non è il definanziamento la soluzione. Possiamo dare poteri speciali ai sindaci e fare una legge apposita per deroghe che ci facciano avere tecnici in più e progettisti. Ci dovete aiutare”. Della stessa opinione è il presidente del corso di laurea Benedetto Torrisi: “Bisogna avere il riconoscimento delle procedure d’urgenza. I comuni non rendicontano perché sono oberati. Servono riforme”.
D’altro canto, alcuni progetti sono già realtà, come quella riportata da Salvatore Baglìo professore ordinario di misure elettriche Unict: “Tra le iniziative Pnrr di ricerca c’è il progetto Samothrace, risultato concreto dell’accordo strategico di Musumeci sulla ricerca con quattro atenei, 140 milioni di euro in tre anni. Samothrace ha già rendicontato 25 milioni di euro”.
Anche il presidente di Iacp Catania, Angelo Sicali rilancia il nuovo progetto di social housing: “Sono fortunato perché riusciremo a presentare i progetti entro il 2024: ci sono 36 milioni di euro di progetti e possiamo così mandare avanti la sperimentazione di social housing in una città in cui ci sono molte periferie umane: la politica deve avere le politiche abitative come priorità. Siamo, inoltre, nella fase di costruzione di una comunità energetica a Catania e una ad Adrano che non rappresentano solo un modello energetico ma anche un modello di comunità”.
Ha concluso Antonio Pogliese: “Noi oggi abbiamo fornito un servizio alla comunità locale. Gli obiettivi finali sono un’Europa più verde, digitale, equa. Siamo convinti che la strada è la sussidiarietà intellettuale dell’associazionismo, libero da condizionamenti di consenso elettorale: noi dobbiamo fare sistema”.