“Dal Ministero ci hanno detto di andare avanti”. L’assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco di Catania Paolo La Greca non si ferma. La notizia che il governo Meloni ha deciso di togliere dal Pnrr l’intero importo destinato ai Piani urbani integrati di 14 città metropolitane – cioè 2,4 miliardi di euro – non sembra preoccupare la giunta etnea, eppure per Catania la posta in gioco è altissima. Si tratta di un investimento di 74 milioni di euro spalmato in 12 interventi da Librino a San Berillo, dal parco del fiume Acquicella a Piazza Lupo, fino al corso Sicilia.
Finora il Comune di Catania, così come gran parte degli altri Comuni della città metropolitana coinvolti nei Pui, ha rispettato gli stretti tempi dettati dal Piano di recupero e resilienze europeo che prevedono la fine dei lavori entro il 2026. A differenza di altre linee di finanziamento, infatti, gli appalti sono stati aggiudicati entro la data limite, il 30 luglio, e si stava lavorando sulla progettazione definitiva anche col coinvolgimento della società civile. Ecco perché a molti appare incomprensibile la scelta del Governo Meloni di tagliare le risorse del Pnrr con la promessa di trovare nuove risorse.
Preoccupata l’Anci, l’associazione dei Comuni, così come le associazioni che si sono impegnate in questi mesi nel confronto con l’amministrazione catanese; allarmata la Cgil che ha fatto i conti: solo nella provincia di Catania verranno a mancare 300 milioni di euro, frutto non solo del definanziamento dei Pui, ma anche dei beni confiscati (8 milioni), del potenziamento dei servizi sociali (26 milioni), della riduzione del rischio idrogeologico (120mila euro), dell’efficientamento energetico (58 milioni), del verde urbano (5 milioni), della rigenerazione urbana (86 mlioni), e per finire dei Piani urbani integrati che per tutta la provincia valgono 186milioni di euro, di cui solo 74 nel Comune di Catania.
“Vogliamo sapere – dice la Cgil di Catania col segretario Carmelo De Caudo – se i fondi rimodulati andranno spesi sulla base dei progetti già approvati in ambito PNRR oppure, se si dovrà rifare tutto daccapo, magari con altre regole. Se fosse così, tutti avremmo perso del tempo nonché delle risorse economiche e intellettuali preziose. E c’è anche la variabile tempo che ci preoccupa. I fondi del PNRR potevano trovare sfogo in tempi dignitosi, quelli da investire sui fondi complementari o europei saranno usufruibili non prima del 2029”.
Una posizione condivisa anche da alcuni sindaci non certo di opposizione, come Roberto Barbagallo ad Acireale, che senza fondi Pnrr vede a rischio, tra le altre cose, l’importante progetto della riserva della Gazzena. “Ritengo folle la proposta del Governo di definanziamento di alcune misure del PNRR – dice il primo cittadino di Acireale – Gli enti locali hanno dimostrato sino ad oggi di saper gestire il carico amministrativo utile alla realizzazione del progetto e della spesa. Sono sicuro che si troverà una soluzione che lasci ai Comuni il completamento delle progettualità già presentate e avviate da tempo. Qualora ciò non avvenisse siamo pronti a protestare contro questa scelta di revisione”.
Al Comune di Catania, invece, non ci si scompone, nonostante sia lo stesso sindaco Trantino ad ammettere che “tra i Comuni italiani siamo tra quelli più avanti nella fase attuativa per un investimento che incide in maniera importante sulla rigenerazione urbana”.
“Ho parlato con la responsabile del ministero per i Pui – spiega l’assessore La Greca al Quotidiano di Sicilia – e ci ha detto di procedere. Quasi tutti gli studi tecnici incaricati hanno presentato i progetti definitivi, frutto del confronto anche con le associazioni. D’altronde gli appalti sono stati già assegnati e nessuno dei privati che hanno avuto aggiudicati i lavori ci ha chiesto informazioni in merito alle novità sul finanziamento. In ogni caso rimarremo vigili, ma siamo sicuri che queste opere troveranno adeguata copertura e non è escluso, secondo me, che le risorse possano rimanere nell’ambito del Pnrr in una partita di giro”.
Il Comune di Catania si era rivolto a Invitalia, l’agenzia per il ministero dell’Economia, per aggiudicare entro il 30 luglio progettazione e lavori degli interventi finanziati dai Pui. È seguita una fase di concertazione con la società civile, voluta dalla nuova amministrazione Trantino. In alcuni casi – come la cittadella dello Sport che nascerà a Librino nella zona del Campo San Teodoro – il confronto ha portato ad alcuni aggiustamenti del progetto iniziale con la soddisfazione delle associazioni coinvolte. In altri casi, come per il parco Acquicella, il comitato che da tempo ne chiede l’istituzione ne è uscito piuttosto deluso e ha concentrato le sue critiche in un documento pubblicato sul sito Argo.
Proprio a proposito del parco che dovrebbe nascere attorno al fiume Acquicella, un intervento da 15 milioni di euro, il bando per l’assegnazione dei lavori pubblicato da Invitalia era andato deserto. Dopo mesi di attesa, La Greca comunica che sarà lo stesso Comune di Catania a esercitare la funzione di stazione appaltante. “Un’opportunità – dice l’assessore – dataci dal nuovo codice degli appalti entrato in vigore a luglio”. Il futuro parco dovrebbe avere uno degli ingressi sulla via Palermo, di fronte all’ospedale Garibaldi Nesima. Quell’area oggi è privata, di proprietà della società Cimas che vuole realizzare un parcheggio. Il Comune intende acquisire una parte delle aree – acquisto che non impedirebbe la nascita del parcheggio – ed è in corso una trattativa per l’acquisto. “C’è la disponibilità del privato e contiamo di concludere presto”, dice La Greca. Non è chiaro ancora a quali cifre.