Il Piano di ripresa e resilienza è stato spedito a Bruxelles nei tempi previsti. 350 pagine per oltre 240 miliardi di fondi straordinari e riforme. Nelle ultime settimane le riforme sono sembrate sempre più importanti dei finanziamenti, e proprio sulle riforme collegate al Piano il nuovo testo si differenzia dalla “bozza Conte”.
Una reale semplificazione delle procedure autorizzative ambientali e del Codice degli appalti costituirebbe una svolta epocale. Gli impianti mancanti in Italia possono essere fatti con strumenti di mercato e finanziati dagli operatori. Quello che li blocca sono le procedure di autorizzazione e di appalto, oltre che il dissenso Nimby. L’attesa semplificazione è rinviata dal Pnrr ad un Decreto legge del Mite di cui circola una bozza e che dovrebbe essere approvato rapidamente. L’importante è smontare tutte le procedure autorizzative e snellire il quadro legale generale, non limitarsi a rivedere la Via.
In Italia si devono prima approvare piani regionali (con Vas), poi piani di ambito, poi si chiede una AIA (autorizzazione integrata ambientale) o procedimenti simili, si aprono interminabili conferenze di servizi, poi si autorizza, gli appalti sono complessi, spesso ci sono ricorsi e la giustizia amministrativa è lenta. A volte si attiva il dibattito pubblico, a volte un improbabile referendum. In ogni passaggio si annidano norme complicate, contraddittorie, interpretabili e questo consente agli uffici di fare melina e agli oppositori di trascinare cause per anni. E’ tutto questo che va semplificato. Decine di procedure.
Il capitolo dei finanziamenti sull’economia circolare non appare particolarmente generoso né chiarissimo. Una dotazione di 2,1 miliardi dovrebbe servire a finanziare impianti di recupero (in particolare per la frazione organica, ma la parola digestore anaerobico è ancora tabù). Si stima un fabbisogno globale di 10 miliardi per “sistemare” il Paese, i due miliardi previsti non sono tantissimi, speriamo siano usati presto e bene. Le altre misure per progetti circolari sono poco significative per un reale impatto di sistema e assomigliano più a linee di finanziamento a pioggia a micro progetti.
Nel capitolo fonti rinnovabili ricompare (era stata tolta nell’ultima bozza Conte) una linea di finanziamento al “biometano” per 1,9 miliardi, ottima, ma di cui non si comprende bene l’utilizzo. Un potenziamento degli incentivi sarebbe ottima cosa, mentre si attende il rinvio della scadenza degli attuali incentivi ancora oggi prevista a fine 2022. Per l’economia circolare altro non c’è, un po’ poco considerata l’importanza di questa strategia nel complesso del Green New Deal.
Non servono finanziamenti a fondo perduto per gli impianti, per cui basta lasciare operare il mercato semplificando le procedure, ma potevano essere finanziati nuovi strumenti economici per sostenere il mercato del riciclo, potenziato il GPP, introdotte misure fiscali. Il Pnrr chiama in causa, come riforme collegate, sia l’approvazione della strategia nazionale sull’economia circolare che del programma nazionale di gestione dei rifiuti. Forse alcune risposte le troveremo li. Per adesso speriamo nella semplificazione, se fosse reale e concreta potrebbe dare la scossa al Paese e anche all’economia circolare.
Chicco Testa
Presidente di Fise Assoambiente