Sta girando un testo ancora in bozza del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che l’Italia, entro febbraio, dovrà presentare alla Ue: 17 maxi schede, che raccolgono progetti grandi, medi e piccoli per quasi 200 miliardi di spesa, di cui solo 90 coperti da risorse aggiuntive europee. I prestiti invece sostituiranno spesa che sarebbe stata coperta dal nostro debito pubblico.
Appena accennate le riforme di accompagnamento al Piano di spesa. Elemento non di poco conto: fare 200 miliardi di investimenti in 5/6 anni sarà possibile solo semplificando in modo drastico le procedure di appalto, cantiere e spesa, e forse non basterà.
Il Governo si indirizza verso strumenti di spesa diffusa sostenuta da incentivi fiscali: 21,7 miliardi finanziano la nuova Industry 4.0, più 5,8 miliardi per il “patent box”, 20,4 miliardi vanno a rifinanziare il superbonus del 110% per efficienza energetica e antisismica ma solo nell’edilizia civile. Gli incentivi diffusi e gestiti su base nazionale cubano circa 50 miliardi di euro su 200. Potrebbe essere inserito un incentivo nuovo per il riciclo e l’uso efficiente della materia, nella forma di una variante di Industria 4.0 per gli investimenti negli impianti di riciclo ed innovazione in questo settore, e nella forma dei certificati verdi e bianchi per il riciclo, come abbiamo proposto come FISE Assoambiente.
La macroscheda sull’economia circolare è infatti debolissima. Un sottoprogetto chiamato “nuovi impianti di gestione dei rifiuti e l’economia circolare” assorbe solo 1,26 miliardi, che sembrano destinati a risolvere specifiche aree di crisi (Roma, Napoli, Palermo) e a migliorare “impianti esistenti”.
Nessun riferimento ai digestori anaerobici necessari, né tantomeno agli impianti di incenerimento, specie nel Centro Sud. Nessuna misura di sistema per il settore rifiuti urbani e speciali, non si punta ad usare i fondi europei per adeguare l’impiantistica di recupero e trattamento, superando il deficit cronico del nostro Paese. Se rimane così, sarà un’occasione persa, frutto di una impostazione miope e sbagliata del Ministero dell’Ambiente.
Nella bozza di Pnrr di economia circolare ce n’è poca e male impostata, nonostante la raccomandazione dell’Europa di individuare questo pezzo di green economy come asse centrale nelle strategie di sviluppo.
Per adesso il Pnrr manca di visione e di un’idea chiara di futuro, non individua con chiarezza le direttrici strategiche. Se in queste settimane sarà possibile migliorare la bozza, il punto su rifiuti ed economia circolare deve essere assolutamente migliorato. Le proposte degli operatori del settore non mancano, basta ascoltarle.