I Piani urbani integrati finanziati dal Pnrr sono un’occasione unica per molti Comuni siciliani. La prima scadenza inderogabile è a luglio del 2023, quando è prevista l’aggiudicazione dei lavori. Diverse amministrazioni hanno scelto di rivolgersi a Invitalia, l’agenzia del ministero dell’Economia, come stazione appaltante, che ha già assegnato progettazione e lavori di molti progetti, per un totale di 281 milioni di euro mettendo insieme le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.
Uno solo, tra quelli messi a bando da Invitalia per conto dei Comuni siciliani, non è stato aggiudicato: la realizzazione di un parco urbano a Catania sul fiume Acquicella che, partendo da Monte Po e finendo a mare, attraversa la città per 10 chilometri. Una risorsa preziosa eppure sconosciuta alla maggior parte dei cittadini, nascosta e violentata. La gara per la progettazione e i lavori, del valore di 15 milioni di euro, è andata deserta. Ed è scattato l’allarme da parte del comitato che riunisce 16 associazioni che si battono da tempo per la valorizzazione di questa grande area. Ma a ostacolare la realizzazione di questo e di altri progetti rientranti nei Piani urbani integrati, c’è anche un altro aspetto: il tetto previsto dall’Europa per le risorse destinate agli espropri. Un limite del 10 per cento che rischia di non essere sufficiente per alcune opere.
A bussare alla porta delle città metropolitane lo scorso venerdì è stato il Ministero dell’Interno per chiedere schede di aggiornamento ed eventuali criticità. Perché il tempo stringe e da Roma vogliono monitorare l’attuazione dei cronoprogramma. Dal Comune di Acireale ieri hanno risposto chiedendo nuovamente chiarezza proprio sul tetto delle risorse destinate agli espropri. L’amministrazione acese è infatti capofila di un progetto del valore di 15 milioni di euro, che coinvolge anche i comuni di Aci Catena e Aci Castello. Progettazione e lavori sono stati appaltati grazie a Invitalia e il sogno è creare un grande parco urbano fruibile ai cittadini nella riserva della Gazzena, area di grande pregio naturalistico che servirebbe anche da ingresso alla più famosa Timpa, ma in realtà di proprietà privata per larga parte. Il progetto, quindi, prevede l’acquisto da parte del Comune di aree private per un totale di 3,1 milioni di euro. Più del doppio rispetto al tetto del 10 per cento previsto dall’Europa. Le interlocuzioni tra Comune di Acireale e città metropolitana di Catania non sono mancate, ma l’ultima parola spetta ai ministeri dell’Interno e degli Affari Europei che, sollecitati, non hanno risposto. Per ora l’amministrazione acese guidata dal sindaco Stefano Alì va avanti, forte del decreto di finanziamento già acquisito e comprendente le quote destinate agli espropri.
Anche a Misterbianco e Motta Sant’Anastasia devono fare i conti col tetto del 10 per cento. I due Comuni sono destinatari di 6,8 milioni di euro (5,3 milioni a Misterbianco e 1,4 milioni a Motta) per la realizzazione di un Sistema di Parchi suburbani e la rigenerazione di aree marginali degradate. Tra le opere è prevista anche la costruzione di un parcheggio in territorio di Motta Sant’Anastasia su un terreno privato che va acquisito. In questo caso i due Comuni non si sono rivolti a Invitalia e stanno lavorando alla progettazione per rispettare la scadenza di luglio. “Il tetto della spesa per gli espropri è uno dei motivi che sta complicando un po’ l’iter”, confessa il sindaco di Motta Anastasio Carrà. Ma dalla vicina Misterbianco il collega Marco Corsaro è ottimista: “Rispetteremo i tempi e i paletti del Pnrr sull’acquisizione delle aree private”, promette. Infine c’è Catania e il mega progetto del parco sul fiume Acquicella. Anche qui bisogna fare i conti con le aree private. Ma non solo. Invitalia ha appaltato la progettazione ma non i lavori. E il comitato nei giorni scorsi ha scritto una lettera al Comune e alla città metropolitana per chiedere chiarezza. “Esprimiamo grande preoccupazione per i ritardi, perché si rischia di non avviare il progetto del Parco tanto atteso da decenni e di non utilizzare le ingenti risorse finanziarie disponibili”, si legge nel documento firmato da Giuseppe Rannisi, presidente della Lipu, in rappresentanza di tutte le 16 associazioni. Dagli uffici comunali filtra che si aspetterà l’elezione del nuovo sindaco per decidere cosa fare con la gara: se insistere con Invitalia o se fare da soli. Intanto il tempo scorre mentre un altro scoglio rischia di essere, come detto, quello dei terreni privati. Il progetto, stando alle schede tecniche del Comune, copre un’area di 150 ettari di cui almeno un terzo di proprietà privata. A cui si aggiungono i terreni appartenenti alla Curia catanese e allo Iacp. Non è chiaro, però, quale somma è stata destinata all’acquisizione e quindi se il sogno di tante associazioni di un parco in continuità da Monte Po fino al mare sia ancora possibile.