PALERMO – Il Pnrr potrebbe essere veramente l’ultimo treno per la Sicilia, da anni in profonda crisi economica. Eppure, nonostante le cospicue opportunità di finanziamento offerte dall’Unione europea e la consapevolezza di tutte le parti sociali della necessità di non lasciarsi scappare questa occasione, già arriva la prima sonora bocciatura che riguarda i progetti nel settore dell’agricoltura che non hanno soddisfatto i requisiti richiesti.
Il commento del segretario regionale della Lega, Nino Minardo, si va ad aggiungere a quelli dei giorni scorsi degli altri partiti: “L’atteggiamento ostile del ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, da solo non basta a giustificare la sonora bocciatura di ben 31 progetti della Regione Siciliana che avrebbero potuto modernizzare i nostri sistemi di irrigazione – ha detto Minardo – Rischiamo di perdere centinaia di milioni di euro del Pnrr e tutta la classe dirigente siciliana ha il dovere di comprendere chi e come abbia sbagliato e di apportare le correzioni”.
In realtà da tempo si auspica una riforma della burocrazia regionale, che sia all’altezza del compito affidatole, ma nonostante due leggi in materia (solo in questa legislatura) e tanti proclami, nulla è ancora cambiato. Minardo ha chiesto che vengano apportate modifiche alla cabina di regia sul Pnrr per evitare passi falsi e criticità organizzative.
Di burocrazia inadeguata parla anche Sicindustria che chiede una verifica delle eventuali responsabilità dei singoli, e l’assunzione dei provvedimenti consequenziali: “Occorre subito creare gli organismi tecnici e politici regionali di controllo sul rispetto dei tempi e dei progetti – ha detto Roberto Franchina, delegato di Sicindustria al Pnrr, a proposito del Recovery Plan – Negli apparati burocratici delle amministrazioni non può più esserci spazio per incompetenza, superficialità e approssimazione. I 31 progetti bocciati – continua – sono un segnale importante e da non sottovalutare: tutti dobbiamo agire e costruire per il migliore dei risultati”.
Che la classe politica comunque fosse a conoscenza della necessaria revisione della burocrazia regionale lo dimostra anche la dichiarazione della deputata regionale di Forza Italia Bernadette Grasso, che aveva cercato di compensare il vuoto in organico negli Enti Locali e nei Dipartimenti regionali, con un’azione mirata: “Il rischio di perdere il treno dei finanziamenti comunitari c’è, è reale. Lo avevo previsto mesi fa, quando sono stata prima firmataria di una norma che prevedeva l’accesso per un triennio nella PA siciliana di una task force di 300 esperti, necessaria a garantire un solo obiettivo: intercettare le ingenti risorse stanziate dall’Ue e trasformale in progetti finanziabili. Purtroppo nel corso del dibattito nelle commissioni di merito all’Ars e in Aula, la norma da me proposta è stata snaturata, privata del suo significato originario. Inclusa all’art. 12 della legge di stabilità regionale n. 9 del 15/04/2021, ha subito un sostanziale cambiamento”.
“Così com’è però non è utile al treno che in Sicilia non passerà più – ha continuato Grasso -. Per tale motivo proporrò all’Aula di rivedere la norma e renderla veramente funzionale alla nostra terra. Tra l’altro siamo ancora in tempo perché ad oggi, il bando per l’assunzione dei funzionari in seno alla Regione non è stato pubblicato. L’alternativa è il concreto rischio di privare la Regione di un’opportunità unica per allinearci al resto d’Italia. È non possiamo permettercelo”.