ROMA – Approdare in un luogo “sicuro” per i migranti che fuggono da guerre, crisi economiche e disastri ambientali, significa fare un passo – anzi migliaia e spesso tragici – verso la sopravvivenza. Ma poi, per essere integrati, serve molto altro: partecipazione, lavoro, assistenza socio-sanitaria. Il 48° Rapporto International Migration Outlook 2024 di Ocse, pubblicato nei giorni scorsi, fa un punto della situazione sulle politiche migratorie e di integrazione dei Paesi membri, specie su lavoro e inclusione sociale. Intanto il contesto: i flussi sono a livelli record con 6,5 milioni di nuovi immigrati permanenti nel 2023. La maggior parte dell’aumento riguarda la migrazione familiare (+16%), ma anche quella umanitaria ha raggiunto il +20%.
Partiamo da un fatto: la mobilità può essere una scelta libera o obbligata. Il Report Ocse su questo parla chiaro: “La maggior parte delle categorie di migrazione ha registrato aumenti, la libera mobilità è una notevole eccezione”. Sei milioni e mezzo di migranti è un aumento del 10% su base annua e del 28% rispetto al 2019. Circa un terzo dei Paesi Ocse ha registrato livelli di immigrazione record nel 2023 (Regno Unito, Canada, Francia, Giappone e Svizzera). Un altro terzo ha registrato un calo degli afflussi: insieme a Nuova Zelanda e Israele…