Editoriale

Politici incoscienti Più uscite meno entrate

Dopo le elezioni amministrative, i partiti riassestano le proprie condotte in vista delle elezioni di marzo o aprile 2023. Draghi è stato tranchant: “Il Governo non va avanti senza il Movimento 5 stelle, non va bene neanche il suo appoggio esterno. Dopo questo Esecutivo si va alle elezioni”.

Una frase netta del presidente del Consiglio che ci ha abituato a una condotta ferma, senza tentennamenti, piaccia o non piaccia.

Vi sarà comunque un intermezzo entro quest’anno con le elezioni nelle regioni Sicilia, Campania e Lombardia, un test importante che riguarda venti milioni di cittadini, cioè un terzo della popolazione nazionale.

Ancora fra i tre partiti FdI, Lega e FI non si è trovata l’unità di intenti, neppure con tutti i cespugli moderati (rappresentati da Toti, Calenda e forse anche Renzi). Dall’altra parte, non vi è unità di intenti fra Pd e la parte che è rimasta del Movimento 5 stelle di Conte, mentre è chiaro il suo collegamento con Insieme per il futuro di Luigi Di Maio.

Abbiamo voluto sinteticamente rappresentare lo scenario dell’agone politico omettendo le superate definizioni di destra, centro e sinistra, perché vogliamo stigmatizzare i comportamenti dei diversi leader politici, autenticamente incoscienti, che vogliono portare il Paese al suicidio finanziario.

In questa fase il caro-energia, del tutto ingiustificato, la siccità, evento naturale in cui però vi è grande colpa dell’uomo, e l’inflazione sono i tre “Flagelli di Dio” che si sono abbattuti sul nostro Paese, appena uscito ammaccato da due anni di Covid e con Omicron alle calcagna.
Ma non possiamo omettere la guerra Russo-Ucraina e il comportamento dell’Unione europea che sta conducendo i suoi 27 membri verso una sorta di suicidio economico-sociale, ma questo è un altro discorso, seppur collegato con quello precedente.

Torniamo ai nostri rappresentati di partito, che rivestono spesso incarichi pubblici come ministri, vice ministri, sottosegretari e altri incarichi istituzionali. Ebbene, continuiamo a sentire richieste di aumentare le uscite, sotto forma di bonus, più o meno giustificati, da distribuire a destra e a manca.
V’è di più: tali politici, in aggiunta, chiedono di diminuire le entrate nel Bilancio dello Stato attraverso i tagli di accise e Iva sui carburanti. Inoltre, non tengono conto che le entrate diminuiscono per effetto dello scarso incremento del Pil, della cospicua evasione che non si riesce a comprimere, del lavoro in nero – enorme in Italia – che non produce imposte.
Vi è anche da tenere conto dell’altro fattore di crisi, ormai tra di noi: l’enorme inflazione che non si vedeva da almeno trent’anni.

L’inflazione, come è noto, favorisce tanti perché taglia il debito e sfavorisce altri che hanno risparmi o che vivono di stipendi, di pensioni e di emolumenti fissi.
Il più favorito di questo bouquet è lo Stato che taglierà di botto il debito alla fine di quest’anno, quando registrerà un guadagno di ben 193 miliardi, corrispondente al minor valore effettivo che dovrà rimborsare sui 2.758 miliardi di debito complessivo.
Mal capitati, come si scriveva, sono i percettori di stipendi, pensioni ed emolumenti fissi, perché non potranno mai recuperare attraverso aumenti la perdita dell’effettivo valore del loro compenso, quindi oltre i due terzi degli italiani sarà penalizzato.

Rispetto a questo infame taglieggiamento, il nostro Governo e l’Unione europea non hanno messo in atto alcun rimedio, tenendo presente che esso non deriva dalla guerra Russo-Ucraina, bensì dai fattori speculativi che si sono scatenati anche da quel detonatore.
L’inflazione è come il cancro, per curarlo ci vuole la chemioterapia, che però uccide anche le cellule sane, ma è indispensabile accettare l’effetto collaterale per tentare di guarire il malato.
Per abbattere l’inflazione, la chemioterapia è l’aumento dei tassi, che farà aumentare i prezzi con tutti i riflessi comprensibili, ma non c’è via di uscita oppure il malato morirà.

Lo Stato italiano ha bisogno di finanziare il suo debito, per cui sarà costretto a pagare il denaro molto di più dello zero attuale, scassando ulteriormente i suoi conti.
Ecco perché politici accorti dovrebbero comprendere la necessità di tagliare le spese superflue e di aumentare le entrate, non il contrario.