Ponte sullo stretto di Messina. Si farà oppure non si farà? “Valuteremo la congruità e l’opportunità di andare avanti“, ha dichiarato il ministro Salvini nel corso dell’audizione presso le commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera.
L’infrastruttura è stata definita una priorità dal centrodestra già in campagna elettorale e la sua realizzazione è stata annunciata ancora prima che l’esecutivo iniziasse concretamente il suo lavoro trovando sponda nei governatori di Sicilia e Calabria.
Per il Ponte sullo Stretto, c’è stata una sorta di rinascita, con la manovra che ha previsto la riattivazione della società Ponte Stretto Spa. Sospesi, tra l’atro, i contenziosi in corso. Dall’entrata in vigore della legge, infatti, “sono sospesi i giudizi civili pendenti con il contraente generale e gli altri soggetti affidatari dei servizi connessi alla realizzazione dell’opera. Entro 30 giorni la Società Stretto di Messina sottoscrive l’integrale rinuncia al contenzioso “a completa tacitazione di ogni diritto e pretesa”.
Ritornando con i piedi per terra, c’è da considerare un un problema non da poco per la realizzazione dell’infrastruttura: i costi. Le nuove ombre sono tutte riassunte in una frase pronunciata oggi dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini ha dichiarato: “Valuteremo la congruità e l’opportunità di andare avanti su questa opera”. Il progetto insomma potrebbe fermarsi per l’ennesima volta nonostante gli annunci.
Sul tema Ponte sullo Stretto tornano ad attaccare anche le opposizioni. Europa Verde su Twitter pubblica un video con dichiarazioni fatte dallo stesso Salvini nel recente passato. “Se il ministro non crede alle sue stesse parole, lo invitiamo a visionare questo video di quando, nel 2016, ammetteva che il ponte sullo Stretto è un progetto che “non sta in piedi” “.
La costruzione del Ponte sullo Stretto rientra tra i punti del programma del centrodestra. Il titolare delle Infrastrutture Matteo Salvini, i presidenti di Regione della Calabria e della Sicilia, tutte le forze di governo non hanno perso occasione per ribadirne l’importanza. E il governo ha fatto un passo concreto verso la posa della prima pietra: nella legge di bilancio ha inserito un articolo (il numero 82) sul “Collegamento stabile, viario e ferroviario tra la Sicilia e il continente”. Il Ponte sullo Stretto viene definito come “opera prioritaria e di preminente interesse nazionale” per “rilanciare l’economia del Paese attraverso il completamento della rete infrastrutturale primaria e contribuire agli obiettivi dell’Unione europea relativi alla Rete transeuropea”. In quest’ottica in manovra si prevede la riattivazione della società Stretto di Messina spa in liquidazione, nata nel 1981.
Il Ponte sulle Stretto di Messina “rientra nella fattispecie di utilità. C’era nel programma elettorale del centrodestra, lo hanno scelto gli italiani, a quello mi attengo”, ha detto Salvini. E ancora, è “l’opera più ambientalmente sostenibile, più green. Si ripulisce il mare, si ripulisce l’aria, si evita la condanna all’isolamento della Sicilia che costa ai siciliani 6 miliardi l’anno” e “permetterà la creazione di migliaia di posti di lavoro veri che in Sicilia e Calabria sono fondamentali”.
“C’è un progetto che va aggiornato, una volta che saranno stimati i costi – le parole di Salvini – valuteremo la congruità e l’opportunità di andare avanti su questa opera”.
Sui costi troppo alti si è pronunciato Fabio Zonta, uno dei massimi esperti di approvvigionamenti in Italia a margine degli Stati Generali della Logistica, che ha dichiarato all’Agenzia Dire: “Oggi, così come nel medio termine, per la carenza di materie, è impegnativo e più costoso che mai rifare una facciata di un palazzo, figurarsi un ponte sullo Stretto di Messina”.
Ancora Zonta: “Con la crisi degli approvvigionamenti in corso iniziare ora un cantiere così importante comporterebbe certamente costi più elevati, tempi di approvvigionamento delle materie molto più lunghi e comunque più incerti che mai in uno scenario globale imprevedibile. “Non sappiamo e nessuno sa prevedere come gli eventi internazionali, la guerra ma non solo, evolveranno e quindi pianificare una così grande opera- riflette l’esperto – in questo momento è poco ragionevole”.