Il decreto del governo per ridurre le liste di attesa della sanità “sembra una disperata mossa elettorale, fatta a quattro giorni dal voto, priva però di qualunque contenuto“. Lo segnala a ‘Restart’, su Rai 3, il sindaco di Firenze e candidato dal Pd alle europee, Dario Nardella. Nella misura, osserva, non c’è “niente di significativo. Non ci sono risorse e senza non puoi fare nulla“.
E se stamani “non ci sarà nessuno del Mef in Consiglio dei ministri è come andare al ristorante senza l’oste. Secondo, la centralizzazione dei cup è impraticabile: intanto perché i cup regionali sono tutti diversi, inoltre non tutte le Regioni hanno i cup unificati. In Toscana sì, ma non è così ovunque“. Insomma, “per fare il cup dei cup, con una piattaforma centralizzata, servono soldi, molto tempo” per creare, alla fine, “burocrazia in più“. Nel testo, inoltre, “ci sono molte misure già esistenti come le priorità in proporzione al tipo di prestazione o le sanzioni ai direttori generali che non operano efficacemente“. Oltre a questo “c’è anche la beffa. Si aumenta il tetto teorico delle assunzioni, ma già oggi i dati sono chiari: mancano 80mila sanitari tra medici e infermieri. Questa è la sostanza, le nozze con i fichi secchi non si fanno“.
E se “mancano investimenti per la sanità, visto che Giorgetti dice sempre che non ci sono soldi, si possono prendere i 15 miliardi” previsti “per il ponte sullo stretto di Messina, che non si farà mai, per metterli sulla sanità e per i nostri ospedali“. Il punto, infatti, è che “i numeri sono spaventosi: 4,5 milioni di cittadini che rinunciano alle cure e ce ne sono 9 milioni che ricorrono forzatamente alla sanità privata, spendendo circa 40 miliardi”.
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