L’Università degli Studi di Messina si schiera apertamente contro l’attuale progetto definitivo per la realizzazione del ponte sullo Stretto. È una notizia che arriva quasi come un fulmine a ciel sereno quella riguardante la posizione critica assunta dall’Ateneo peloritano nei confronti della grande opera.
Settimana dopo settimana continua dunque a crescere il numero di detrattori nei confronti del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Il passo compiuto da Unime ha destato più di qualche sorpresa: tra i corridoi del rettorato il malumore si è sollevato soltanto nelle ultime settimane dopo quelli che erano parsi come dei silenzi-assensi in favore del ponte.
I primi a prendere posizione erano stati i docenti Unime, che in oltre 200 avevano sottoscritto un documento avverso alla realizzazione di un’opera considerata insostenibile e troppo impattante per un territorio come quello messinese. Scia che ha seguito anche l’Ateneo, diffondendo una nota nella quale evidenzia la contrarietà all’attuale progetto definitivo che implicherebbe una corposa campagna espropri che spazzerebbe via anche terreni e strutture dell’Università.
Nel lungo elenco degli espropriandi pubblicato dalla Stretto di Messina Spa, c’è infatti anche l’Ateneo peloritano. I tecnici Unime hanno per questo predisposto delle osservazioni, che secondo i vertici dell’Ateneo vanno “sottoposte all’attenzione della società appaltatrice, al fine di individuare soluzioni progettuali alternative, varianti dei tracciati o dei percorsi individuati per le opere secondarie, maggiormente compatibili con gli interessi dell’Ateneo e, più in generale, di tutto il territorio cittadino, che dall’esecuzione dell’opera potrebbe subire pregiudizi irreversibili“.
Un’osservazione non improntata soltanto su una questione tecnica – come quella legata al capitolo espropri per Unime – ma che rappresenta anche una chiara presa di posizione avversa alla grande opera, che in questi termini non può essere realizzata, anche secondo l’Università. Posizione che è stata formalizzata in una delibera approvata dal Consiglio di amministrazione e dal Senato accademico, su iniziativa proprio della rettrice Giovanna Spatari.
Le aree in questione al centro del dissidio tra Stretto di Messina e Unime sono due: una parte della cittadella universitaria dell’Annunziata e quella relativa al Polo Papardo, dove hanno sede il Dipartimento di Ingegneria e quello di Scienze. Queste aree comprendono principalmente particelle destinate a occupazione temporanea e in misura minore a espropri definitivi.
Nel documento l’Università ha evidenziato come gli interventi previsti avrebbero un forte impatto sul patrimonio immobiliare dell’Ateneo, coinvolgendo zone urbanizzate e frequentate da studenti e cittadini.
Le porzioni di terreno al Polo Annunziata coinvolte dal progetto si trovano tra impianti sportivi utilizzati non solo dagli studenti, ma anche dalla cittadinanza, nell’ambito della “terza missione” dell’Università, volta a fornire servizi e strutture per il bene comune.
L’Università di Messina teme che la fase esecutiva del progetto del ponte sullo Stretto degli interventi provocherebbe notevoli disagi agli utenti, con conseguenti ricadute negative anche economiche per l’istituzione, oltre che irreversibili per il territorio cittadino. Un’ulteriore porzione di terreno destinata all’esproprio (83 mq, ndr), è situata nelle vicinanze della piscina olimpionica. Qui sono ancora evidenti i danneggiamenti causati dalla realizzazione di uno svincolo autostradale adiacente (Giostra – Annunziata, ndr). Lavori che hanno già causato un cedimento parziale del terreno circostante, compromettendo la planarità della piscina stessa.
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