Una storia lunga quasi settant’anni, che racconta di una grande famiglia e della solidità dei valori trasmessi dai genitori. Questa l’essenza del percorso pluridecennale di Porte Imic, azienda siciliana leader del settore. Non solo i successi imprenditoriali, ma anche tante iniziative sul territorio: attività sociali e benefiche per diffondere i valori dello sport e della salute. Segno tangibile del fatto che, i valori trasmessi da chi ha dato via a questa bella storia, hanno attecchito nelle nuove generazioni. Una storia che viene raccontata al QdS dall’architetto Cono Ceraolo. Un affascinante viaggio tra i ricordi del passato e gli obiettivi da raggiungere nel futuro.
La vostra realtà produttiva affonda le radici molto lontano nel tempo. Il 1956 è il vostro anno di fondazione. Come nasce Porte Imic?
“L’azienda viene fondata da Pietro e Natale Ceraolo, che erano falegnami, ai quali si sono aggiunti successivamente gli altri due fratelli, Giuseppe e Rosario. Successivamente le esigenze di mercato, ma anche la volontà di credere nelle loro ambizioni, li hanno portati ad abbracciare il passaggio successivo: l’industrializzazione dell’attività. Così si è costruito il primo capannone che ha consentito la conquista di mercati sempre più ampi. Oggi sono quattro i capannoni e sono concentrati in un’unica realtà a Torrenova. Noi continuiamo quella che è stata l’ambizione iniziale, cioè di espandere il commercio non soltanto al livello nazionale ma anche internazionale proponendo prodotti di tendenza. Non dimentichiamo che è anche il mercato quello che ti guida: noi siamo passati da un mercato in cui andava molto la cantieristica, quindi un prodotto più che altro standardizzato e con una scelta limitata, a un prodotto in continua evoluzione dove, l’avvento dei social, ha arricchito la conoscenza del consumatore. Questo ha comportato anche per la nostra azienda un cambio di rotta a livello culturale nel modo di intendere il prodotto ‘porta’.
“Siamo passati da un prodotto standardizzato a uno customizzato, senza però perdere la nostra valenza di industria. Con l’acquisto di nuovi macchinari abbiamo reso l’azienda più flessibile e orientato la poduzione verso un mercato di nicchia. Noi produciamo infatti prodotti di fascia medio alta in cui il concetto di qualità è quello che maggiormente coltiviamo. Design, tendenza, livello estetico, livello di finitura, livello di materiali e ferramenta: curiamo tutto nel dettaglio. Siamo in grado di produrre porte alte tre metri. Oggi rappresentiamo un’eccellenza a livello nazionale. Il grande vantaggio è anche il fatto di autogestirsi nella produzione, noi non compriamo nulla fuori: tutto viene costruito in azienda e questo ci permette un controllo qualità totale su ogni singolo componente. Un artigianato in chiave industrializzata”.
Qual è per voi l’importanza della tradizione familiare in ambito professionale e lavorativo?
“I valori sono quelli familiari della tradizione che oggi conserviamo gelosamente e che portiamo avanti. É una cultura che si divide in due: quella che abbiamo ricevuto da chi prima di noi ha dato la genesi all’azienda e quella che viene dal fatto che noi abbiamo viaggiato e studiato. Io, ad esempio, ho vissuto per 25 anni a Milano e mi sono anche laureato al Politecnico in architettura e design”.
Con quali valori e con quale strategia di marketing siete riusciti, e riuscite tutt’ora, a fare grande l’impresa in un territorio a volte complesso come quello siciliano?
“Vi dico che il momento di crisi per me rappresenta occasione di rilancio: ogni cosa negativa ha un lato positivo, bisogna coglierlo. A livello imprenditoriale e logistico la posizione geografica non è sicuramente favorevole perché ci troviamo lontano da realtà come quelle dei grandi competitors, ad esempio del Nord Italia, che hanno l’Europa a pochi chilometri. Ma al contempo la voglia, la grinta e la tenacia che ci caratterizzano, cancellano il luogo in cui viviamo e anzi lo fanno diventare un punto di forza per reagire. Vogliamo essere un riferimento per coloro che vogliono intraprendere iniziative imprenditoriali”.
Innovazione e sviluppo. Il mondo del design è al centro di questo processo. Quali sono i vostri prodotti in tal senso?
“Anche il concetto di porta è cambiato: non è solo elemento di connessione o di separazione tra ambienti, ma diventa emozionale, cioè la sua estetica e le sue finiture si allineano a quelle di un mobile”.
La gestione familiare ha portato anche le nuove generazioni Ceraolo ad accogliere la sfida. Quali sono i vostri piani per il futuro?
“Un posizionamento sempre più alto dell’azienda sul mercato, e questo avviene attraverso investimenti e studio di nuovi prodotti. Stiamo investendo nel marketing per essere sempre più presenti e dare un segnale di cambiamento. La nostra azienda vuole essere propositiva e crescere sempre di più in un’ottica moderna”.
L’anniversario della scomparsa di Natale Ceraolo è importante sia a livello familiare che lavorativo. Qual è il vostro stato d’animo tra il ricordo di questo lutto e l’orgoglio di essere riusciti ad andare avanti?
“Sicuramente c’è la tristezza perché era una figura importante, non soltanto a livello aziendale ma anche fuori. Era un grande maestro di valori e di insegnamenti, la cui propensione per il lavoro era ammirabile. Lui è stato un grande innovatore, io l’ho sempre seguito – pur essendo di due generazioni diverse – e sono sempre stato affascinato dalle sue idee e di queste gli sarò sempre grato. La sua scomparsa mette insieme due cose: la prima è quella dell’assenza fisica cioè di una persona che era riferimento, la seconda è il buon insegnamento e la tenacia che lui ci ha trasmesso e che ci ha permesso di dare una continuità anche innovativa all’attività. E da questo punto di vista tutto sta procedendo nel migliore dei modi”.