Quello che sta per concludersi è stato un anno certamente eccezionale per il sistema economico regionale e nazionale a causa dell’emergenza sanitaria. Ciononostante, non sono stati abbandonati gli investimenti e le iniziative programmate per il potenziamento delle infrastrutture portuali della Sicilia occidentale.
Con Pasqualino Monti, dal 2017 Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, abbiamo parlato di come gli scali di Palermo, Trapani, Termini Imerese e Porto Empedocle si stanno preparando a essere sempre più competitivi nel panorama delle autostrade del mare nazionali ed internazionali.
Gli imprenditori del mare hanno investito molto nelle infrastrutture, nonostante la pandemia da Covid-19. Che cosa può dirci sugli investimenti fatti nel porto di Palermo e negli altri porti di sua competenza?
“Il porto è cresciuto molto nel trasporto ro-ro (relativa al trasporto di merci rotabili, ndr) e il Gruppo Grimaldi, nostro operatore di eccellenza con la GNV, ha investito molto. Ad esempio, di recente ha reso giornaliera la tratta mista merci/passeggeri per Livorno. Ciò ci consentirà di chiudere il 2020 con un segno positivo rispetto al 2019 e alla stessa pandemia in corso e alla crisi che ha generato. Quando tutto si chiude, anche i consumi stessi diminuiscono. Ciò non è avvenuto e la nostra azione è stata quella di garantire più ordine sulla modalità ro-ro, liberando spazi e destinando tutta la parte nord del porto a questo traffico. Infatti, è nostro convincimento che la parte sud del porto, quella trapezoidale, dove è in corso un’opera di un’imponente riqualificazione, avrà altre destinazioni. La seconda opera sarà di incrementare i traffici con altri porti extra Schengen, come quelli algerini, che sono interconnessi con quelli della Sicilia occidentale attraverso nuove tratte. Si tratta, in questo caso, di porti che hanno caratteristiche diverse rispetto a quello di Palermo che già è sfruttato al 100%. Si sta infrastrutturando il porto di Termini Imerese, completando il molo di sottoflutto. È in corso la gara per il dragaggio che permetterà al porto, entro la metà del 2022, di essere pronto.
Poi, c’è il porto di Trapani, dove si sta concludendo il dragaggio, e quello di Porto Empedocle, anch’esso destinato al traffico rotabili. Il successivo passaggio sarà di convincere gli imprenditori a puntare su nuovi scali come Termini Imerese, dove non avevano investito per la carenza d’infrastrutture moderne. Purtroppo, la pandemia da COVID-19 ha dato un colpo pesante alle crociere, settore in cui abbiamo investito molto ma che si recupererà appieno con la ripresa dei viaggi.
Infine, il porto di Palermo è anche industriale, per cui gli obiettivi sono due: creare infrastrutture moderne e adeguare l’industria presente. Lo scalo palermitano ospita i cantieri navali della Fincantieri che ha prodotto, negli ultimi anni, tronconi o realizzato allungamenti di navi. Il nostro obiettivo è stato di far acquisire la dignità della costruzione al cantiere e saranno investiti 120 milioni di euro, oltre ai 30 già ottenuti per un totale di 150 milioni. Entro due anni e mezzo, rispetto ai due di lavorazione con collaudo completato, questo investimento permetterà di completare il bacino da 150 mila tonnellate”.
Questi lavori consentiranno alla Fincantieri di costruire navi complete a Palermo?
“Sì, è una filiera che si chiude e che prevede che le navi possano partire direttamente da Palermo, che siano da crociera o mercantili. In questo modo, conseguiremo un altro obiettivo: l’incremento del numero di occupati e la stabilizzazione di altri con l’incremento dei traffici portuali”.
Qual è il rapporto tra l’Autorità portuale e la Fincantieri?
“Con Fincantieri, c’è un accordo di concessione demaniale di natura commerciale che è stata prorogata fino al 2057 per la costruzione integrale di navi, prima assente, e che permetterà di creare o di rafforzare una filiera industriale e artigianale per gli allestimenti prima non presente. Per far questo, sono state eliminate dalla darsena industriale tutte le micro concessioni che ne impedivano questo rafforzamento, destinando quest’area alla Fincantieri. In questo modo, si creeranno altri tipi di industrie, trasformando Palermo in una vera area industriale con infrastrutture adeguate come si sta tentando di fare a Termini Imerese. Quando i lavori saranno terminati in questo porto, i capannoni ex Fiat avranno un’altra appetibilità. Anche il porto di Porto Empedocle ha questa vocazione industriale, poiché possiede un deposito di Gnl (metano liquido) già autorizzato che consentirebbe un vero sviluppo in questo senso”.
Il porto di Termini Imerese amplierà il traffico Ro-Ro?
“Il porto di Termini Imerese deve ampliare il traffico ro-ro, perché è uno scalo naturalmente nato per uso industriale e turistico marittimo, poiché in Sicilia non ci sono porti con una sola vocazione. Il trasferimento di ricchezza sarà notevole attraverso un passaggio di linee ro-ro che sarà importante. C’è il deposito costiero di metano liquido a Porto Empedocle, dove si può ipotizzare una piattaforma industriale transhipment importante. Quest’ultima potrà dare un forte impulso al processo di industrializzazione, perché Porto Empedocle si collega con il Nord Africa e le Americhe e può intercettare il traffico proveniente da Suez. Ciò dipenderà dagli investimenti privati, poiché quelli pubblici possono arrivare fino ad un certo punto”.
Che cosa si prevede per il porto di Trapani?
“In questo porto, è stata appaltata la nuova stazione marittima, è stato costruito il Fast Ferries Terminal, riqualificando le strutture ricettive, ed occorre appaltare il dragaggio per 67 milioni di euro che sarà un’opera imponente. Si attende, a questo punto, la valutazione d’incidenza ambientale che spetta al comune. Trapani ha necessità del dragaggio per adeguare i propri fondali, perché non si può concludere nulla se non si possono fare entrare le navi in porto”.
Qual è la vocazione di Trapani?
“Le vocazioni sono il traffico ro-ro, e più in generale quello di numerosi tipi di merci, ed il turismo. La provincia ha un’industria marmifera sviluppata, può dar sbocco a merci come il vino, l’olio e le bevande alcoliche. Del resto, una nave non può trasportare poche merci, perciò occorre concentrare le attività oltre gli investimenti. Ad esempio, è iniziato un traffico di massi per il porto di Termini Imerese, poi si è compreso che questo traffico può servire per il potenziamento infrastrutturale in tutta la Sicilia. In realtà, si sta cercando di colmare un gap di 50 anni in soli tre anni e non è stato facile. Senza il nostro gruppo di lavoro, non si sarebbe arrivato a questo”.
Come sono i rapporti con l’amministrazione comunale e con quella regionale?
“I rapporti sono ottimi. Se la Regione non avesse approvato il piano regolatore in 5 mesi, non avremmo potuto fare molto. Il Presidente Musumeci si è sempre dimostrato attento ai temi di sviluppo degli asset portuali della Sicilia occidentale. Se l’amministrazione comunale, ed in particolare il Sindaco Orlando, non avesse concordato sul grande progetto di riqualificazione dell’area portuale e non avesse ritirato il ricorso al Cga, continuando con i litigi, non saremmo andati così lontano. L’importante è guardare al futuro insieme. È un progetto che si sta realizzando e che porta grande valore aggiunto alla Sicilia ed ai siciliani”.
Cosa possono fare importanti compagnie come il Gruppo Grimaldi per incrementare ulteriormente il rapporto con il porto di Palermo?
“La Grimaldi sta già incrementando i rapporti e mi auguro che la compagnia possa continuare a investire, poiché è un cliente speciale. Il lavoro che stiamo facendo creerà nuove opportunità. Le compagnie private potrebbero guardare con interesse anche agli altri scali della Sicilia Occidentale, oltre a quello di Palermo”.
La riqualificazione delle infrastrutture in porti come quello di Palermo contribuisce significativamente all’aumento della competitività non solo dello scalo ma di tutto il territorio che servono. Lo scalo del capoluogo è la principale via d’accesso alla Sicilia per le merci provenienti dal mare; per questo puntare al rilancio del porto di Palermo significa favorire l’affermazione dell’intera Isola come piattaforma logistica integrata nel Mediterraneo.
Se da un lato, specialmente negli ultimi anni, l’AdSP del Mare di Sicilia Occidentale ha portato avanti importanti iniziative in questo senso, dall’altro altrettanto fondamentali sono stati la continua collaborazione ed i proficui investimenti dei principali operatori marittimi attivi sul territorio, che nel complesso hanno migliorato l’offerta di servizi di trasporto di merci da e per i principali scali siciliani, incrementando il numero delle destinazioni toccate dalle cosiddette autostrade del mare e la frequenza e la qualità dei servizi esistenti.
In particolare, sono tre le compagnie armatoriali che attualmente collegano direttamente e regolarmente con servizi ro-ro (dedicati alle merci rotabili, come ad esempio furgoni, camion o semirimorchi) il porto di Palermo con il Nord (Genova), il Centro (Livorno, Civitavecchia) e il Sud (Napoli, Salerno) della penisola, con la Sardegna (Cagliari) e la Tunisia (Tunisi).
Tra queste spicca il Gruppo Grimaldi, che nonostante l’emergenza sanitaria degli ultimi mesi, ha sempre mantenuto attive tutte le linee solitamente operate tra il porto di Palermo e i principali scali italiani e mediterranei. In più, con l’impiego di un’ulteriore nave, a partire da settembre la compagnia partenopea ha addirittura raddoppiato la frequenza delle partenze tra il capoluogo siciliano e il porto di Livorno, garantendo così un servizio giornaliero fondamentale per le attività di import ed export tra l’Isola e l’Italia centro-settentrionale.
Grazie all’impegno sinergico dell’AdSP e delle imprese armatoriali, il porto di Palermo rappresenta sempre più un punto di riferimento per il traffico ro-ro nel Mediterraneo. Non a caso nel 2020, in controtendenza rispetto a molti dei principali scali italiani ed europei, la quantità di merci rotabili passate dal porto palermitano è cresciuta rispetto agli anni precedenti. Secondo le stime dell’AdSP, quest’anno si supererà la soglia dei 6 milioni di tonnellate di merci movimentate nello scalo, con una crescita di oltre il 20% rispetto al 2019: un traguardo ancora più importante in un momento storico tutt’altro che facile come quello attuale.