Fatti

Possibile monitorare le eruzioni vulcaniche dai loro suoni

Le eruzioni vulcaniche potrebbero essere monitorate ascoltando il suono emesso dai loro primi ‘sbuffi’ di fumo: è quanto emerge da uno studio sullo Stromboli, condotto combinando video ad alta velocità con registrazioni audio per catturare il rombo basso e costante prodotto dagli effimeri vortici di fumo che si formano in cima alla nube eruttiva durante i primi secondi dell’evento.

I risultati, che gettano le basi per una promettente tecnica di monitoraggio delle eruzioni dai loro suoni, sono pubblicati sulla rivista AGU Geophysical Research Letters da un team internazionale guidato dall’Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Per individuare il suono dei vortici vulcanici, i ricercatori guidati da Jacopo Taddeucci hanno installato telecamere ad alta velocità e microfoni professionali a diverse centinaia di metri dalle bocche eruttive dello Stromboli. Inoltre hanno usato un drone per filmare il vulcano mentre era in corso l’emissione di getti eruttivi, vale a dire colonne di gas caldi, cenere e fumo, che sul vulcano eoliano raggiungono i 100-300 metri di altezza.

Ciò ha consentito di misurare parametri come la dimensione della bocca eruttiva. Sebbene gli scienziati non potessero vedere a occhio nudo gli anelli che stavano cercando di catturare, questi sono apparsi analizzando i video ad alta velocità. Dopo aver misurato le dimensioni e la velocità degli anelli e sincronizzato con precisione il video con l’audio, i ricercatori sono riusciti a isolare il rombo basso e costante proveniente dai vortici. Poiché i suoni dei vortici erano distintivi e costanti, il team ha potuto correlare la loro frequenza con altre loro caratteristiche.

In particolare, è stato evidenziato un chiaro legame tra il movimento del vortice, il suo suono e le dimensioni della bocca eruttiva. Altri cambiamenti nella ‘melodia’ di un vulcano, incluso il suo getto eruttivo, possono essere correlati alla struttura interna della bocca.

“Anche se non vediamo l’eruzione perché, ad esempio, il cielo è nuvoloso o non disponiamo di una telecamera fissa sul vulcano, con questa nuova tecnica siamo in grado di sapere cosa sta succedendo analizzando solamente il suono”, spiega il vulcanologo Taddeucci.

“La mia speranza è che, conoscendo meglio il suono delle eruzioni, saremo presto in grado di monitorare solo attraverso il rumore i cambiamenti di un’eruzione in corso. Questo – conclude – è uno degli obiettivi futuri della nostra ricerca”.