PALERMO – Molte, moltissime le famiglie siciliane che si trovano in condizioni di povertà energetica: si stima che almeno 481mila famiglie potenzialmente in Sicilia non riescono a utilizzare con regolarità l’impianto di riscaldamento d’inverno, quello di raffrescamento d’estate e, a causa delle precarie condizioni economiche, non dispongono o utilizzano saltuariamente gli elettrodomestici ad elevato consumo di energia (lavastoviglie, lavatrice, asciugatrice, aspirapolvere, micro onde, forno elettrico, etc.).
Si parla, in totale in tutta Italia, di circa 1,7 milioni di persone, circa un terzo della popolazione della regione. Numeri che sono stati snocciolati dalla Cgia di Mestre su dati Istat e rapporto Oipe, l’osservatorio italiano sulla povertà energetica.
Nel dettaglio, per la Sicilia le stime vanno parlano di un minimo di 481.486 famiglie a rischio (si arriva fino a 722.095), e dunque complessivamente i siciliani “poveri” oscillano tra i quasi 1,2 e 1,7 milioni. Non è un caso che nelle stesse condizioni si trovino altre regioni del Sud Italia.
A livello geografico la situazione più critica si verifica soprattutto nel Mezzogiorno: in questa macro area la frequenza della povertà energetica è la più elevata d’Italia e interessa tra il 24 e il 36 per cento delle famiglie residenti in questo territorio. Prima di tutto la Campania, poco al di sopra dei valori siciliani; poco sotto, la Calabria, la Basilicata e il Molise.
Un po’ meno critica, ma comunque con una “vulnerabilità” energetica medio-alta, scorgiamo le altre regioni del Mezzogiorno e alcune del Centro che presentano una forchetta che varia dal 14% al 24% per cento delle famiglie residenti: la Puglia, la Sardegna, le Marche, l’Abruzzo e l’Umbria.
La situazione migliora man mano che si risale la penisola. Nella fascia a rischio medio-bassa (tra il 10 e il 14 per cento delle famiglie coinvolte), notiamo il Lazio e alcune regioni del Nord: Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Le regioni che segnano i valori più bassi di povertà energetica, in termini percentuali tra il 6% e il 10%, sono la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna.
Dati allarmanti, anche perché sicuramente sottodimensionati, poiché sono stati stimati ben prima dello shock energetico scoppiato nel nostro Paese a partire dalla seconda metà del 2021, per cui è molto probabile, visti gli aumenti dei costi registrati negli ultimi sei mesi, che le famiglie che avranno difficoltà a pagare la bolletta a fine mese saranno ben di più. E purtroppo i problemi non si limiteranno a questo: nell’identikit delle famiglie “vulnerabili” energeticamente spesso troviamo quelle con un elevato numero di componenti che risiedono in alloggi in cattivo stato di conservazione, con il capofamiglia giovane, spesso inoccupato, spesso immigrato.
A livello nazionale, si stima che le famiglie italiane a rischio povertà energetica siano circa 4 milioni; pertanto, si trovano in questa condizione di difficoltà oltre 9 milioni di persone. L’aumento esponenziale dei prezzi delle bollette prevista per il prossimo autunno potrebbe peggiorare notevolmente la situazione economica di tantissime famiglie, soprattutto quelle composte da lavoratori autonomi.
“Nel ricordare che il 70% circa degli artigiani e dei commercianti lavora da solo – scrivono dalla Cgia – ovvero non ha né dipendenti né collaboratori familiari, moltissimi artigiani, piccoli commercianti e partite Iva stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas. La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare/raffrescare e illuminare le proprie botteghe e negozi. E nonostante le misure di mitigazione introdotte in questi ultimi mesi dal governo Draghi, i costi energetici sono esplosi, raggiungendo livelli mai visti nel recente passato”.