PALERMO – Le famiglie siciliane ricorrono sempre più spesso a prestiti. E sempre più spesso si rivolgono alle società finanziarie, per avere credito al consumo con una più facile accessibilità. I dati vengono dal report “Economie regionali: l’economia della Sicilia”, edito periodicamente dalla Banca d’Italia e redatto dalla sede di Palermo in collaborazione con le altre filiali della regione.
Nel 2022, i siciliani hanno richiesto un maggior numero di prestiti: l’incremento su base annua è stato pari al 4%, contro il 3,3% a dicembre 2021. La dinamica è stata sostenuta sia dai mutui per l’acquisto di abitazioni, cresciuti del 3,7%, sia dal credito al consumo, aumentato del 5%, che ha beneficiato dell’allentamento delle condizioni di offerta delle banche. Se si scende più nello specifico, però, il credito al consumo vede due situazioni molto diverse relativamente al canale scelto: se le banche vedono un aumento di appena il 2,4%, rappresentando, sul totale, il 29% sulle richieste avanzate in totale, mentre le società finanziarie registrano un aumento, del 13,4%, andando a incidere, sul totale, del 9,9%.
Entrambi i comparti acquisiscono comunque un aumento rispetto al 2021: a dicembre di quell’anno le banche segnavano lo 0,9% di prestiti al consumo in più, mentre le società finanziarie si fermavano al 10,4%. Si tratta di un trend in forte crescita negli ultimi anni: nel 2020 le società finanziarie segnavano un aumento del 4,8%. Le motivazioni sono semplici: in un momento di grande difficoltà e precarietà, l’accesso al credito bancario non è per tutti. In totale, nei primi sei mesi dello scorso anno sono stati erogati nuovi mutui per un importo complessivo di poco superiore a un miliardo di euro, un valore sostanzialmente analogo a quello distribuito nello stesso periodo nel 2021.
A livello provinciale, relativamente ai prestiti, è Caltanissetta a segnare il maggior aumento, salendo, a giugno 2022, del 4,3%, seguita da Trapani, al 4%, ed Enna, al 3,8%: al contrario, Messina va addirittura in negativo, a -0,1%, e Palermo si mantiene appena sotto il punto percentuale, a 0,9%. In riferimento agli indici, il Taeg medio sui nuovi finanziamenti per l’acquisto di abitazioni è stato pari al 2,2% nel secondo trimestre, in crescita di mezzo punto percentuale rispetto alla fine del 2021; l’incremento ha riguardato i mutui a tasso fisso, mentre per quelli a tasso variabile si è registrato un lieve calo.
Le famiglie hanno continuato a sottoscrivere prevalentemente contratti a tasso predeterminato, spaventate dalla indeterminatezza della condizione economica, e dagli influssi esterni, come la guerra in Ucraina, che hanno portato i costi quotidiani e imprescindibili come bollette e spesa a prezzi molto alti. Considerando il complesso dei mutui in essere, a giugno del 2022 l’incidenza dei contratti a tasso fisso aveva raggiunto circa il 59% del totale dei prestiti in essere.
Al contrario, la crescita dei prestiti alle imprese ha subito un rallentamento: alla fine di giugno 2022 il credito è cresciuto del 2% su base annua, mentre era al 2.4% nel 2021. La dinamica dei prestiti al settore produttivo ha trovato una motivazione sia nelle minori richieste di crediti assistiti da garanzie pubbliche sia nella ripresa dei flussi di rimborso collegata all’uscita dalle moratorie ex lege. La crescita del credito alle famiglie si è invece intensificata, sospinta dalle erogazioni di nuovi mutui e dai prestiti finalizzati al consumo.