Tel Aviv, 4 novembre 1995, un colono ebreo estremista assassinava Yitzhak Rabin, Primo ministro di Israele e Premio Nobel per la pace dal 1994. L’attentato avvenne a sera, alla fine di una manifestazione di piazza, a sostegno degli Accordi di Oslo, quando Rabin, era già sceso dal palco e stava salendo sull’autovettura che lo avrebbe riportato a casa.
Venne raggiunto, alle spalle, da due colpi di pistola. Chi impugnò l’arma vedeva in questi Patti l’inizio della capitolazione d’Israele nei confronti del mondo arabo-palestinese. Gli Accordi prevedevano il ritiro di Israele da alcune aree della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, che sarebbero passate all’autogoverno attraverso la nuova creazione dell’Autorità nazionale palestinese.
Sotto la spinta dell’emotività, immediatamente dopo il gravissimo fatto di sangue, l’opinione pubblica sembrava stringersi e cementare il progetto di Rabin, ma l’assenza del suo ideatore, il sopraggiungere di attentati da parte palestinese, determinarono successivamente un clima di sfiducia con la conseguenza dell’insicurezza e l’interruzione del processo di pace in corso.
I cittadini chiamati alle urne nel maggio del 1996, per il rinnovo della Knesset e la nomina del primo ministro, manifestarono una posizione conservatrice e di chiusura alle trattative, con la elezione di Benjamin Netanyau, che superava di non molti voti l’antagonista Shimon Perez.
Sorgeva così l’era Netanyau che si è protratta sino ai nostri giorni, attraverso alterne vicende ed anche forti contestazioni di piazza, tra le ultime e più accese quella contro la riforma del sistema giudiziario. Ora allo storico Primo ministro toccherà la verifica della guerra che ha avuto inizio il sette ottobre scorso.
Lo scrittore Amos Gitai, con un suo recente lavoro, dal titolo estremamente sintetico ed incisivo “Yitzhak Rabin “, Edito da “La Nave di Teseo”, ci propone una cronaca storica estremamente puntuale e documentata dell’era Primo ministro e Premio Nobel per la Pace e della sua vita, che consente di entrare nelle idee che percorrevano Israele in quell’epoca che sembrava essere approdata alla tanto desiderata sicurezza che solo la pace può dare.
Il libro, certamente, aiuta meglio a comprendere l’anima controversa di Israele, la sua democrazia e la crisi dei nostri giorni, che richiedono scelte dolorose, necessarie ma sempre discutibili.