Gli agenti del Nictas (Nucleo ambientale) della Procura di Siracusa e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Siracusa hanno sequestrato l’impianto biologico consortile gestito da Ias (Industria acque siracusane) a Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, la società che gestisce l‘impianto destinato alla depurazione dei reflui dell’area industriale siracusana e dei Comuni di Melilli e Priolo Gargallo.
E’ stata inoltre notificata la sospensione per un anno “dall’esercizio di qualsiasi mansione all’interno delle società coinvolte nell’indagine, nonché presso imprese concorrenti o comunque operanti nel medesimo settore produttivo” per i vertici dell’Ias e delle società (Versalis, Sonatrach Raffineria Italiana, Esso Italiana, Sasol Italy, Isab, Priolo Servizi) che nel depuratore immettono i loro reflui industriali.
L’accusa per tutti è di disastro ambientale aggravato in relazione all’inquinamento atmosferico e marino, tuttora in corso e altre fattispecie di reato connesse all’illegittimità dei titoli autorizzatori.
“Abbiamo operato sempre nel rispetto delle leggi e dei regolamenti vigenti e in conformità a quanto previsto dalla nostra Aia”. Così la nota diffusa da Sonatrach.
“Nel ribadire la propria piena fiducia nell’operato della magistratura – si legge nel documento – Sonatrach assicura totale disponibilità e massima collaborazione a chiarire tutti gli aspetti che riguardano la propria posizione. SRI – conclude – attende con serenità che vengano svolti tutti gli accertamenti necessari che dimostreranno la piena estraneità dell’azienda e dei suoi dirigenti ai rilievi mossi”.
“Il sequestro da parte della Procura di Siracusa dell’impianto Ias, se da un lato apre interrogativi sul ciclo della depurazione, dall’altro spalanca le porte della chiusura delle aziende del Petrolchimico di Siracusa”
Lo afferma il parlamentare regionale di Prima l’Italia, Giovanni Cafeo, in merito all’inchiesta della magistratura siracusana sul depuratore consortile Ias.
“Il problema – continua Cafeo – è comprendere dove le aziende del Petrolchimico dovranno conferire i reflui industriali dopo il provvedimento del Tribunale. Di certo, non potranno conservarli in eterno, per questo auspico una rapida soluzione della vicenda. È necessario svolgere gli accertamenti ma è altrettanto indispensabile individuare una via d’uscita rapida perché qui c’è in gioco l’esistenza di un intero settore produttivo, colonna portante del territorio siracusano e siciliano”.
“La zona industriale siracusana – conclude Cafeo – sta già pagando un prezzo alto e rischia di chiudere per via di una Transizione energetica poco sensibile al settore petrolifero e per le sanzioni dell’UE, legate alla guerra in Ucraina, che stanno mettendo in fuga Lukoil”.
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