“False e prive di qualsiasi fondamento”.
Così, in una nota firmata da don Luigi Ciotti e da Linera, vengono definite le dichiarazioni rilasciate ieri dal legale Antonello Montante, Carlo Taormina, al termine della seconda udienza del processo d’appello di Caltanissetta all’ex leader di Confindustria Sicilia.
Non solo: nella nota si annuncia che “ci si tutelerà nelle sedi competenti”.
I guai dai beni confiscati
“La storia di Antonello Montante parla da sola – aveva detto ieri al termine della seconda udienza del processo d’apello a Caltanissetta, l’avvocato Carlo Taormina, difensore dell’ex leader di Confindustria Sicilia – dodici anni sono trascorsi in maniera lineare e limpida. L’ultima tappa è stata quella dell’Agenzia dei beni confiscati alla mafia dove era stato nominato componente in coincidenza con l’uscita dell’articolo in cui era stato indicato come possibile presidente (nel pezzo si diceva che Montante era indagato per mafia ndr): non penso si tratti di una coincidenza”.
“C’era uno schema di don Ciotti – ha aggiunto Taormina – sulle modalità di gestione dei beni confiscati nell’ambito dell’agricoltura. Ciotti e Montante ne avevano parlato e Ciotti aveva invogliato Montante a diventare componente dell’Agenzia. Si tratta della gestione di patrimoni incredibili e quindi le convergenze degli interessi sono facilmenti immaginabili. Ci sono aspetti relativi alla gestione in ambito giudiziario cui la vicenda Saguto (la giudice condannata per corruzione ndr) credo l’abbia detta lunga per molto tempo. Ci sono delle sacche di corruttela che tutti conosciamo in quel settore”.
La risposta di Libera
“Libera – si legge in una nota – , fin dalla raccolta di un milione di firme per sollecitare la legge sui riutilizzo sociale dei beni confiscati, è contraria alla vendita generalizzata sul libero mercato dei beni confiscati, una posizione agli antipodi rispetto alla strategia dello stesso Montante sul ruolo e funzione dell’agenzia beni confiscati come riportato dalle dichiarazioni rilasciate dal suo legale ai giornalisti”.
“Inoltre – prosegue la nota – ben prima che si avesse notizia dell’inchiesta sul sistema Montante, Libera aveva segnalato ufficialmente al Governo presieduto all’epoca da Matteo Renzi le proprie perplessità sulla nomina e ruolo di Montante, per motivi di opportunità, nel consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati non ottenendo, peraltro, una risposta positiva”.
“Le dichiarazioni dell’avvocato Taormina – conclude la nota – non si comprendono e confondono e tutto questo non aiutano la ricerca della verità”.