È iniziata questa mattina, davanti alla Corte d’appello di Palermo, l’udienza sul risarcimento per la ingiusta detenzione patita da Bruno Contrada, l’ex dirigente dei Servizi segreti condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Una sentenza che fu condannata dalla Corte europea per i diritti umani. Lo scorso 25 giugno la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’avvocato Stefano Giordano, aveva annullato con rinvio l’ordinanza con la quale la Corte d’Appello di Palermo aveva rigettato la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata nell’interesse di Bruno Contrada “per la pena sofferta con effetto della sentenza dichiarata ineseguibili e improduttiva di effetti penali dalla Cassazione del 2017”.
Nel gennaio 2021 la Cassazione aveva annullato con rinvio l’ordinanza di risarcimento della Corte d’Appello di Palermo che aveva riconosciuto all’ex 007 la riparazione per ingiusta detenzione, quantificandola in 667.000 euro. Dopo il no dei giudici di Appello, dunque, oggi la questione viene affrontata nuovamente dai giudici d’Appello, che dovranno rivalutare il ricorso presentato dall’avvocato Giordano. Dopo la prima bocciatura, il legale aveva contestato violazione “per ben due volte il giudicato della Corte Europea, su cui il giudice interno non ha alcun margine di discrezione. Oggi la nuova decisione.
Momenti di tensione in aula, nel corso dell’udienza per la domanda di riparazione di ingiusta detenzione per Bruno Contrada. Al termine dell’intervento del sostituto procuratore generale Carlo Marzella, che ha ripercorso i momenti salienti della sua vicenda giudiziaria leggendo stralci della sentenza, Bruno Contrada, si è alzato, non senza difficoltà in quanto affetto da grossi problemi di deambulazione, mostrando il suo certificato penale. E rivolgendosi direttamente al pg Marzella, Contrada ha esclamato: “Ecco a lei il mio certificato penale: E’ nullo! io sono stato assolto. Io sono incensurato come risulta dal certificato. Ha capito? Lei mi accusa di cose non vere”. A quel punto è intervenuta la Presidente della corte Adriana Piras, che ha detto: “Lei non si può mettere a tu per tu con il procuratore, lei può fare tutte le sue dichiarazioni, ma non le è consentito in maniera assoluta di mettersi in interlocuzione diretta con il procuratore generale”. E Contrada di rimando: ” Non posso ammettere che si dicano cose non vere”. Gli animi si sono poi calmati, Contrada, raggiunto dal figlio Guido – che è legale – si è riseduto e l’udienza è ripresa con l’intervento del legale di Contrada, Stefano Giordano.
“Riteniamo che sia del tutto infondata la domanda di ingiusta riparazione presentata da Bruno Contrada”. Lo ha detto il sostituto procuratore generale di Palermo Carlo Marzella nel suo intervento davanti alla Corte d’appello di Palermo. “Avevamo predisposto una memoria – esordisce il pg Marzella- ma il difensore ha preannunciato la sua opposizione in quanto tardiva perché non depositata cinque giorni prima”. E la Presidente della Corte Adriana Piras ha confermato che la memoria non può essere depositata perché presentata fuori tempo. Per la Procura generale sono “Infondate le prospettazioni difensive”, dice Marzella. Che aggiunge: “Non vi è alcuna correlazione tra la sentenza della Corte europea per i diritti umani e l’accoglimento del ricorso presentato da contrada”. Nel 2014 la Cedu aveva condannato l’Italia per l’arresto e la condanna di Contrada a dieci anni di carcere Per concorso esterno in associazione mafiosa.
“La decisone della Cedu non influisce sulle fonti di prova che hanno portato i giudici ad emettere la sentenza di condanna – dice Marzella-L’Indennizzo tocca solo a chi è stato vittima di una ingiusta detenzione”. “Il giudice deve apprezzare in modo autonomo tutti gli elementi probatori disponibili- spiega ancora Marzella- Riteniamo che la domanda riparazione e del tutto infondata”. Poi ha letto diverse parti della sentenza di condanna di Contrada.