Con il Piano educativo individualizzato come modello unico in tutte le scuole italiane, definitivamente grazie alla pronuncia del Consiglio di Stato di cui alla rubrica dell’11 maggio, si va verso un lavoro più sistematico a scuola a favore degli alunni con disabilità. Senza progetto di vita, però, non si va da nessuna parte.
In questi giorni nei calendari degli appuntamenti istituzionali in ogni scuola viene fissata la riunione entro il 30 giugno per tutti i Gruppi di lavoro operativo, uno per ogni alunno disabile. Si tratta dei consigli di classe allargati alla presenza dei genitori dell’alunno, dei professionisti, interni ed esterni all’istituzione scolastica, e dell’Unità di valutazione multidisciplinare dell’Azienda sanitaria locale. Al Glo nella Scuola superiore può partecipare anche lo studente o la studentessa disabile. Ciò è stato deciso dal legislatore ai fini dell’inclusione scolastica nel rispetto del principio di autodeterminazione.
Cosa succede nell’ultimo Glo dell’anno? Avviene la verifica conclusiva relativa all’anno scolastico in corso e di formalizzazione delle proposte di sostegno didattico e di altre risorse per quello successivo. Dunque è un momento molto importante perché non solo si tirano le somme sull’anno concluso, ma si pensa al prossimo, a cosa occorre rivedere, se per esempio il numero delle ore sono insufficienti e quindi sarebbe necessario incrementarle per l’anno successivo.
Il problema principale è, però, con riferimento alla Scuola secondaria di secondo grado, che il Pei andrebbe ricollegato al progetto di vita che deve essere stato predisposto dal Comune affinché si possa garantire all’alunno una formazione funzionale al futuro, cioè il “dopo di noi”. E invece in tutti i Pei troviamo sempre annotato che il “progetto di vita non è pervenuto”. Non tutti i genitori, purtroppo, sono a conoscenza che è un loro diritto averlo e l’insegnante di sostegno è tenuto ad aprire loro gli occhi.
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