Draghi nel suo prendere in mano le redini del Paese non si è improvvisato. L’arrivo di Draghi è partito ancor prima della scadenza del suo mandato alla BCE. Per cui ha avuto tempo per studiare, se non per determinare, le linee guida del Recovery Fund.
La globalizzazione ha disperso la concentrazione del mondo manifatturiero, di cui l’Italia insieme alla Germania eccelleva. Pertanto con la crisi del mondo del lavoro tradizionale bisognava da tempo investire in nuove filiere in cui competere a livello mondiale.
Queste creeranno un indotto importante e articolato sul territorio e faranno crescere nuove imprese e nuovi player speriamo internazionali.
Draghi, al di là del sostegno alle pmi tradizionali, punterà ad abbandonare la logica degli incentivi e delle detrazioni a pioggia per concentrarsi su tre linee di investimento. Solo la concentrazione fa massa critica per la crescita in economia. La dimensione di scala è il grande limite di questo Paese dotato di competitività frammentata.
Pertanto la transizione ecologica, che si traducerà in energie alternative, e non solo, sarà prevalentemente affidata a grossi player, e noi abbiamo la fortuna di avere in Italia due multinazionali d’eccellenza, Eni ed Enel, che e hanno solo bisogno di crescere.
Intorno a loro, nell’articolazione del Paese, cresceranno medi gruppi che collaboreranno alla realizzazione del piano GSE. Un piano già pronto che aveva solo bisogno di liquidità.
La transizione digitale determinerà due effetti nel medio periodo. La crescita, anche dimensionale, di imprese in questo settore, che dalla delirante distruzione di Olivetti e dalle inconcludenti avventure semipubbliche su Telecom, abbiamo abbandonato, e la riforma del rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione.
Un altro effetto sarà l’inevitabile obsolescenza di buona in particolare nel pubblico, del personale impiegato oggi in Italia e, finalmente, il lavoro dei giovani.
Ciò dovrà necessariamente essere accompagnato da politiche sociali di accompagnamento alla pensione di fette importanti di popolazione in un patto generazionale.
Sarà importantissima la nuova Ape social che si dovrà prevedere insieme ad una nuova fiscalità, soprattutto per le pensioni basse.
Il terzo capitolo del progetto Draghi sarà tutto incentrato sul capitale umano. La spesa in istruzione è ricerca deve crescere enormemente, pena il declino del Paese.
Il programma è corto ma di visione, su un futuro improcrastinabile, senza quei tomi da duecento pagine di programmi in cui c’era tutto ed il suo contrario. Quindi il nulla.
La ricetta Draghi è semplice “sarà fatto tutto quello che si deve fare”.
Come dice il suo concittadino Califano, tutto il resto è noia.
Gatto Silvestro