Monta subito la protesta degli esclusi e arrivano attacchi da diverse parti della politica verso la scelta dell’assessore alla Salute, Giovanna Volo, di emanare una nota assessoriale su proroghe e stabilizzazioni dei precari Covid all’ultimo minuto. Sarebbero circa duemila le figure professionali tagliate fuori.
Scadevano ieri, infatti, il 28 febbraio, circa tremila contratti dei lavoratori precari impegnati nell’emergenza Covid, tra sanitari, parasanitari, amministrativi e tecnici. Motivo per cui l’assessore Volo, ieri pomeriggio, per il rotto della cuffia ha emanato la nota assessoriale che autorizza le strutture sanitarie a procedere con la proroga e la successiva stabilizzazione dei precari sia sanitari sia amministrativi che però siano contemplati in pianta organica, esclusi i tecnici. Critiche arrivano subito dal segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, che definisce la circolare dell’assessorato “confusa”. Secondo lui “non dà indicazioni precise tanto che le Asp stanno procedendo in ordine sparso, con disomogeneità territorio per territorio”.
Secondo una stima che il deputato del Pd all’Assemblea regionale siciliana, Nello Dipasquale definisce per “difetto” sarebbero almeno mille le persone rimaste senza un lavoro. “Ancora un intervento ‘last minute’, ancora una soluzione dell’ultimo momento. La direttiva emanata ieri dall’assessorato alla Salute della Regione siciliana alle aziende sanitarie e ospedaliere, oltre a non risolvere il nodo della stabilizzazione dei precari Covid, a un primo veloce esame, lascia fuori dalla proroga oltre un migliaio di lavoratori – ha dichiarato il deputato Dipasquale – Tutto questo è frutto dell’improvvisazione e dell’incapacità di programmare con un governo regionale che scarica tutto sulle aziende sanitarie attraverso una direttiva giunta nell’ultimo giorno utile. Il governo di destra della Regione Siciliana smetta di gettare la palla in tribuna con questi provvedimenti dell’ultimo momento e individui un percorso che garantisca il futuro lavorativo di tutti coloro i quali hanno dato il proprio contributo nella lotta al Covid”.
Già nella Legge di Bilancio 2022, con cui si dava la possibilità alle strutture sanitarie di assumere il personale medico e paramedico con 18 mesi di servizio in attivo nel sistema sanitario pubblico, la condizione imprescindibile era la necessità di coprire posti vacanti in pianta organica. A maggior ragione, questa clausola è stata rimarcata nella nota dell’assessore alla Salute per gli amministrativi. Di fatto, secondo queste indicazioni stanno procedendo le aziende sanitarie.
Ma non tutto fila liscio perché intanto i tecnici si sentono esclusi senza una chiara indicazione da parte del governo nazionale che nel Milleproroghe parla di stabilizzare il personale “dirigenziale e non dirigenziale sanitario, socio-sanitario e amministrativo”, categoria in cui ritengono di rientrare. Eppure il tecnico è una figura professionale a parte, forse sarebbe stato necessario un chiarimento in merito da parte del legislatore nazionale, che invece non si esprime, sembra, in maniera chiara.
I primi ad annunciare che scenderanno in piazza sono 56 Oss dell’ospedale Villa Sofia-Cervello che non saranno prorogati e, quindi, neanche stabilizzati. Così come dieci periti informatici e un assistente amministrativo. Altri 17 assistenti amministrativi sono stati, però, prorogati e anche un collaboratore amministrativo. Poi sono stati prorogati 60 Oss, 10 medici abilitati e 20 specializzandi, oltre ad un medico in quiescenza. Infine, sono stati prorogati anche 4 biologi, 8 psicologi e 2 ingegneri.
Ma come sono state scelte le figure da prorogare? Perché, ad esempio, alcuni Oss sono stati prorogati ed alti no? «Perché i 60 Oss prorogati avevano già dei contratti a tempo determinato, gli altri 56 invece erano dei Co.co.co. assunti in soprannumero durante l’emergenza Covid, per cui non trovano posto nella dotazione organica. Per reclutare questi 56 Oss erano state congelate altrettante masse finanziarie che servivano per assumere gli infermieri, infatti, fino ad ora non è stato possibile assorbire gli infermieri – ha spiegato Giuseppe Bonsignore, segretario regionale del sindacato Cimo – Tutto ciò, però, non è dipeso dalla volontà dell’azienda, la quale infatti aveva presentato originariamente una dotazione organica che prevedeva gli Oss in numero sufficiente ma è stata contestata da Mario La Rocca, ex dirigente generale della Pianificazione Strategica dell’assessorato, che ha chiesto di tagliare fino a 130 posti per gli Oss. Questo perché il decreto assessoriale vigente non ha previsto la figura degli Oss nelle rianimazioni e nei pronto soccorso che sono invece i reparti in cui sono maggiormente necessari, quindi dovrebbe essere modificato il decreto di assegnazione del personale comprendendo un numero maggiore di Oss, in quanto è una figura indispensabile per una corretta assistenza al malato».