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Reddito di cittadinanza, una forca per protestare contro il governo: “Ora che fine faremo?”

Una finta forca con appeso un fantoccio in rappresentanza di tutti i percettori del reddito di cittadinanza.  È la protesta, dai toni forti, andata in scena stamattina all’ingresso del centro per l’impiego di Catania. “Senza lavoro, senza reddito, senza casa, senza futuro… Governo Meloni, è istigazione al suicidio”. Queste le parole scelte dall’Unione sindacale di base insieme a Disoccupazione Zero, le due sigle in prima fila nel comitato che in queste settimane ha preso forma nel capoluogo etneo per dare un’organizzazione al malcontento che monta dopo le anticipazioni sulla riforma del governo Meloni.

La nuova Mia

A settembre, infatti, il reddito di cittadinanza per come lo abbiamo conosciuto andrà in soffitta. A sostituirlo, stando a una primissima bozza di decreto, sarà la Mia (Misura di inclusione attiva) e le regole per accedere al sussidio diventeranno più stringenti: il reddito Isee scenderebbe da 9.360 euro a 7.200 euro annui, cioè 600 euro al mese. Paletto che taglierebbe fuori un terzo della platea dei beneficiari. Per gli occupabili (under 60 senza figli e senza disabilità) la somma scende a 375 euro, mentre per i non occupabili resta 500 euro come base di partenza. Rimarranno i coefficienti familiari che faranno lievitare il sussidio in presenza di figli. Anticipazioni che stanno facendo aumentare la preoccupazione, il malcontento e la tensione sociale.

Le storie

“Io non so che fine farà il reddito, ma mi chiedo che fine farò io – si sfoga un percettore di mezza età all’ingresso del Cpi – ho due figli che hanno semplicemente il sogno di laurearsi e io non trovo lavoro”. Gli scenari più cupi riguardano proprio gli over 50, i più in difficoltà nella ricerca di un’occupazione. “Ho trovato un annuncio di lavoro online – racconta un 59enne – ero disponibile, ho chiamato ma mi hanno detto che cercavano ventenni o trentenni”.

I centri per l’impiego

La sede della protesta di oggi non è casuale. “Siamo qui al centro per l’impiego perché sono anni che questo posto non sa rispondere alla missione per cui è nato”, spiega Orazio Vasta, del sindacato Usb. Difficile d’altronde per gli impiegati far fronte a tutte le misure gestite dal Cpi (il reddito di cittadinanza è solo l’ultima) senza un potenziamento del personale. Finita la parentesi dei navigator – il cui contratto, nonostante le proteste della categoria, non è stato rinnovato – il numero dei dipendenti è rimasto invariato, visto che il concorso regionale non ha ancora permesso ai vincitori di entrare in servizio. “L’amministrazione pubblica, a cominciare dai Cpi, deve assumere”, è questa la ricetta che ripete Davide Cadili, di Disoccupazione Zero. Una richiesta che il comitato intende avanzare anche ai Comuni, a cominciare da quello di Catania. Trasformare i Puc (i Progetti di utilità collettiva), che hanno impiegato tanti percettori di reddito in diverse funzioni in cui le amministrazioni sono carenti di personale, in assunzioni. La protesta si è svolta pacificamente, sotto la sorveglianza degli agenti della Digos. Le attività del comitato continueranno nelle prossime settimane.